Saccense scrive a Di Maio di ritorno dall’Algeria e racconta il mistero della motonave Hedia

SCIACCA. Un invito al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per portarlo a conoscenza, nei giorni in cui il governo italiano annuncia intese con il governo algerino per rafforzare la partnership energetica, della storia drammatica della motonave Hedia.

E’ l’iniziativa di Accursio Graffeo, nipote del marinaio saccense Filippo Graffeo che era a bordo della nave scomparsa nel Mediterraneo il 21 marzo 1962. Accursio da tanti anni conduce accurate ricerche per conoscere la verità di un mistero mai risolto. Ritiene che la nave con tutto il suo equipaggio fu affondata nel corso di un attacco perchè probabilmente, all’insaputa dei marinai che vi erano a bordo, trasportava armi per la guerra d’indipendenza dell’Algeria contro il colonialismo francese.

“Per quel gas metano algerino – ho perso uno zio – scrive Graffeo a Di Maio – raccontando la storia della motonave Hedia – sequestrata dai francesi presso arcipelago La Galite in acqua tunisine di ritorno a Venezia carica di fosfati caricati a Casablanca. La nave era partita da Ravenna ANIC ENI carica di fertilizzanti da scaricare in Spagna a Tarragona e Burriana, con stive apparentemente vuote fa una sosta non ufficiale a Tangeri qui scaricano gli aiuti di Mattei agli algerini, dopo di che si dirigono a Casablanca. Nei giorni seguenti il 14 marzo 1962 la nave viene dichiarata naufragata non fece più ritorno a Venezia sparita nel nulla”. Il 2 settembre 1962 alcuni dei diciannove italiani dispersi vengono ritratti in una foto di prigionieri rilasciati presso ambasciata francese ad Algeri. “Il governo italiano – ricorda Graffeo al Ministro – non ha mai reclamato quei cittadini italiani altrimenti significava metterci la firma su quel carico di armi”.

Secondo Graffeo, che ha pure scritto un libro e partecipato alla sceneggiatura di un documentario, le unità navali francesi avrebbero imprigionato i membri dell’equipaggio che poi sarebbero stati con molta probabilità deportati o uccisi nel corso della guerra algerina, anche se di questa ipotesi non ci sono conferme ufficiali. Ma nemmeno approfondimenti da parte dei governi italiani che si sono succeduti negli anni. Un caso misterioso che incrocia l’uccisione di Enrico Mattei avvenuta il 27 ottobre 1962: “Con lui – continua Graffeo – finì il sogno di rendere Italia indipendente dal punto di vista energetico, oggi la nazione piange le conseguenze catastrofiche di politiche energetiche sbagliate”.

Giuseppe Recca