Rubrica letteraria “Il vizio delle parole”: “L’appartenenza”
Con “L’appartenenza” ospitiamo il primo di una serie di appuntamenti domenicali con i racconti della scrittrice Bia Cusumano. La rubrica “Il vizio delle parole” ci accompagnerà ogni domenica mattina. Buona lettura…
L’appartenenza
di Bia Cusumano
L’Amore non si spiega.
Ora so perché i nostri occhi s’incontrarono in una notte di fine estate, mentre la tramontana sferzava i nostri cuori caldi di scirocco e mare. Custodivi il segreto della bellezza dentro i tuoi occhi cerulei che guardavano distratti i miei, allora del tutto sconosciuti. Ma il tuo sorriso, come sentiero, preannunciò già da allora che i mei passi sarebbero giunti sin dentro la tua vita. Fu tacita promessa del Cielo. Ora so che il tuo segreto è anche il mio.
Non si è madri per parto, per grembo che gravido crea al mondo nuova vita. Si è madri per desiderio e scelta. Radicale è l’appartenenza, richiede l’esclusività del coraggio e delle rinunce. Ricordo ancora le tue parole delicate mentre presentavi Catena, con il piglio sicuro di chi il suo mestiere lo sa fare.
Professionista dal cuore d’oceano. Il tuo Dono viene da lontano. Mi colpirono la grazia delle tue parole, i tuoi capelli scomposti dal vento che dentro il chiostro ondeggiavano sul viso etereo. Portai a casa quella notte una dolcezza strana perché mi giunse dentro la tua voce, quella di Ethan.
Ho deciso di raccontare la tua storia come solo una donna, che conosce l’amore non siglato dal DNA ma dalla scelta dell’appartenenza, può fare. Così da scrittrice mi sono avvicinata timida ai tuoi giorni e tu mi hai aperto il cuore con la gioia autentica di chi sa condividere la bellezza e il dolore. Mi dicesti: “Per me è normale. Quello che faccio è la mia vita. Non ha nulla di speciale. Ho solo scelto di dare a Ethan una famiglia, l’ho cresciuto sin da quando era un ragazzino come fosse mio figlio, io che di figli non ne ho avuti. Lui è la mia famiglia e io sono la sua. Ho deciso di proteggerlo e di prendermene cura. Ora è un giovane uomo e lui viene prima di ogni cosa per me. Per lui ho rinunciato a tanto, purché possa essere felice”.
Ora dimmi, amica, spiegami tu cosa sia l’Amore, tu che lo vivi ogni giorno con la passione e la tenacia di una storia straordinaria. Perché la tua è una storia straordinaria. No, non è normale, mia dolce amica. Spiegami cosa sia accogliere una creatura fragile e sola al mondo, debole e indifesa, decidere di esserne “Casa”. Dimmi se l’amore abbia a che fare con le consonanti di un cognome, di mura dentro cui si abita per mero destino o finanche per sbaglio. O sia piuttosto questo scegliersi e appartenersi senza alcun vincolo di sangue e parentela.
Dimmi quanto grande è il tuo amore di madre, tu che hai scelto di esserlo con tutta te stessa, liberamente con generosità tenace. Un amore intessuto di interminabili viaggi, sacrifici, rinunce, attese, lungaggini burocratiche. Dimmi se appartenere non è questo sentire di essere una cosa sola al mondo, dalla stessa parte fino alla fine. Rinunciare alle tue gioie legittime, ai tuoi legittimi desideri di giovane e bella donna e donarti senza riserve e misure a questo bimbo, venuto da Oltre-Oceano.
Ho ascoltato la tua storia nel giorno più bello dell’anno, il primo che sigla un nuovo inizio in questo nostro destino comune. Amare per scelta, per appartenenza assoluta, una Itaca lontana che non si spiega. Scegliere di essere casa, senza paura, senza rinvii, senza misura. Con la fatica e il sudore di chi è madre non per natura biologica ma per anima. Allora forse lì i figli si concepiscono prima che nel ventre nella testa, nel cuore, nel pensiero, nel desiderio di amare un altro essere umano più di se stessi e di essere porto e faro, rotta e destinazione.
La tua storia mi riconduce a una sola parola: Appartenenza. Va contro ogni legge della ragione, del ben sentire o pensare borghese, delle logiche burocratiche, delle scelte comode o dei limbi facili ma infelici. È la via stretta, quella non battuta, quella del coraggio e dell’esclusiva. Mi hai salvato con la tua bellezza di cuore in un anno della mia vita in cui continuo a invocare qualcosa che non accade, qualcosa che non sa costruirsi per troppe estenuanti paure. No, per essere belle persone occorre tradire l’opportunismo e la viltà dei luoghi comuni, sovvertire il mondo. Compiere scelte radicali. Rischiare perfino di restare soli, perché il mondo consuma e brucia in fretta le chimere e le sue false sirene. Ma ciò che veramente conta, resta.
Dentro le ossa, sotto la pelle, scorre nelle vene e si chiama Amore, si chiama Appartenenza e pretende l’esclusiva. Sei madre più tu di chi può fregiarsi di questo ruolo biologico ma poi nulla sa della propria creatura perché tu hai scelto non per caso, non per dovere ma solo per Amore. Grazie per avermi ricondotto ai miei ideali, ai miei principi, a chi sono veramente come donna e madre di una figlia lontana, perché la tua bellezza salva anche la mia vita, non solo quella di Ethan. Salva chi vuole salvarsi perché sa che l’Amore non si spiega. Radica alla verità e, no, da lì non si torna mai più indietro.