Molestie sessuali, quando la magistratura usa due bilance. Blanda sanzione per Crezzo sul caso Sinatra
PALERMO- Quando la magistratura usa una doppia bilancia. Su un piatto misura il cittadino, sull’altro sé stessa. Il risultato è un peso che stride con le conseguenze penali che un cittadino subisce per le molestie sessuali, severe e pesanti, come è giusto che sia per un reato schifoso. Reato terribile che offende la dignità della donna. Tanto terribile che è stato creato il “codice rosso”, una procedura giudiziaria che rimarca la severità con cui la Giustizia intende perseguire e punire i colpevoli. Non sempre è così, c’è anche un altro piatto della stessa bilancia. Lo stesso piatto della bilancia della giustizia che viene usata quando deve pesarsi un magistrato, un uomo di giustizia che indossa la toga.
Il caso Crezzo-Sinatra, al momento, partorisce una condanna in sede disciplinare a carico del magistrato Giuseppe Crezzo, da anni alla guida della Procura di Firenze. Il Csm commina per condanna la perdita di due mesi di anzianità. Sanzione blanda anche se il Csm ammette una dichiarazione di colpevolezza (dichiarazione che è pesante per chi veste una toga) comunque pesante per Giuseppe Creazzo.
Il Csm, con la seppur blanda condanna del magistrato con alta carica, ritiene che effettivamente Creazzo abbia molestato sessualmente la collega palermitana Alessia Sinatra, pm che si occupa in Dda di Cosa nostra agrigentina, ma che in passato aveva seguito una serie di inchieste proprio su reati sessuali e abusi su donne e minori. Alessia Sinatra, fine inquirente della Dda, ha condotto indagini, terminate con condanne, su cosce mafiose dell’agrigentino. Dalla mafia del Belìce a quella dei “colletti bianchi”. L’ultima condanna riguarda l’ex sindaco del Comune di San Biagio Platani, per concorso esterno in associazione mafiosa. Siamo al primo grado, e bisogna attendere fino all’ultimo grado di giudizio.
Il magistrato antimafia non aveva inizialmente denunciato i fatti, ma ne aveva parlato l’allora magistrato Luca Palamara. Fatto questo che indusse un cambio di vestito. Alessi Sinatra da vittima fu vestita da imputata. Ebbe, infatti, un procedimento disciplinare, perché avrebbe cercato di vendicarsi ostacolando le mire del collega sulla Procura di Roma, parlando dell’accaduto a Palamara.
Le molestie sessuali di Crezzo alla collega Alessia Sinatra risalgono al 2015, in un hotel della Capitale, dove entrambi si trovavano per motivi di lavoro.
Crezzo parla di “sentenza ingiusta” e di “decisione conforme alla condanna mediatica che avevo già subito allo scoppiare della notizia”. E mentre il presunto molestatore annuncia ricorso in Cassazione, il legale della Sinatra, il professore palermitano Mario Serio, ex componente della Consulta, ritiene che resti “forte e grave l’impressione che la magistratura italiana e il suo organo di governo debbano” acquisire “maggior consapevolezza del valore della dignità della donna nell’ambiente di lavoro giudiziario e dell’adeguatezza della relativa tutela”.
Il procedimento contro il pm palermitano continuerà il 14 gennaio.
Filippo Cardinale