Il consiglio alla buona lettura di Ornella Gulino: “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”

SCIACCA.  Nella settimana appena trascorsa si è parlato un po’ ovunque, ma soprattutto sui social, della serie appena approdata su Netflix,la famosa piattaforma di streaming, ovvero “Strappare lungo i bordi” del fumettista Zerocalcare.

C’è chi ha mosso critiche sul parlato ritenuto troppo romanesco e pertanto incomprensibile ai più, chi l’ha trovata troppo volgare e chi ancora ha trovato i temi trattati troppo “scomodi” per essere affrontati da uno che fa quattro disegnini.

Ma sicuramente tanti, tantissimi sono quelli ai quali la serie è piaciuta e che hanno scoperto il talento del fumettista, si è addirittura creato uno scontro tutto virtuale tra i fan che rivendicano il badge di fan storici snobbando gli ultimi arrivati attratti, secondo loro, solo dal potere mediatico.

Questo giovedì è approdato in libreria “Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia”, nuovo libro di Zerocalcare, edito Bao Publishing, che raccoglie dei lavori in parte già pubblicati in precedenza su alcune testate giornalistiche e un racconto inedito sul finale che ci spiega (a suo modo) la genesi della serie tv.

Il volume riunisce un po’ il pensiero del fumettista maturato durante la pandemia e affronta svariati temi: dalla condizione dei carcerati che ha portato poi alle rivolte di Marzo 2020, all’importanza della sanità territoriale, dalla seduzione della denuncia della “cancel culture” alle condizioni di vita degli ezidi in Iraq.

Tanta carne al fuoco con l’inconfondibile stile del fumettista romano che con tono scanzonato riesce a far comprendere i concetti più difficili con una semplicità a volte disarmante. Come ad esempio, quando affronta la tematica sulla violenza sulle donne, Zerocalcare ci invita a riflettere che se uno cade dal motorino ci si premura a chiedergli se stia bene e non se si sia messo sotto la ruota del motorino provocando l’incidente, per cui se una donna denuncia una violenza l’approccio iniziale dovrebbe essere il medesimo.

Nella storia finale, Zerocalcare racconta invece i dubbi e le ansie dell’ultimo anno legate alla realizzazione della serie, quando ha dovuto imparare a fidarsi e ad affidarsi alle altre persone ma soprattutto a fare un salto nel vuoto.

Uno pensa che nella vita a volte devi fare un salto nel vuoto, per vedere come va avanti, come se la vita e il salto fossero due cose diverse, ma non funziona così.

La vita è quel salto. Quella materia ignota che scivola via appena la attraversi. É quella cosa che ti cachi sotto. É quella caduta la vita. Sono tutti gli altri momenti, quelli in cui non salti, che si dovrebbero chiamare in un altro modo, ma è troppo angosciante per dargli un nome”.

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