Oggi summit del centrodestra: alla ricerca di una saggezza perduta

SCIACCA. Editoriale di FILIPPO CARDINALE

E’ la domenica della saggezza? La galassia del centrodestra si riunisce, ancora una volta, per dipanare una matassa che appare aggrovigliata parecchio. Non si riscontrano bevute di Mojito, quello che ricorda la famosa estate salviniana che innestò, poco dopo, l’inversione dei sondaggi favorevoli alla Lega iniziando il ritorno verso valle, più che verso la vetta. Numeri dei sondaggi che indussero molti a salire sul carro del vincitore, anche se virtuale. Il cambiamento temporale della politica, sempre più repentino, ancora non è stato compreso dalla politica che rimane ancorata a modelli superati specie con la pandemia.

Un terribile virus che non solo agisce patologicamente, ma che dimostra di lasciare tracce evidenti in quel sistema del nostro essere nei confronti del quale anche Freud avrebbe qualche difficoltà di analisi. Un virus che ha minato alle basi regole, valori, comportamenti, centrifugando ogni razionalità.

La politica dimentica anche che più della metà degli elettori non vanno a votare. Come è successo anche nelle recenti amministratine nella nostra provincia.

In tale nuovo e inesplorato contesto, la politica sembra essere un corpo estraneo alle novità attuali e procede come se il mondo si fosse fermato al 2019. In tale contesto, la classe politica locale si avvia sul percorso che conduce alle elezioni amministrative della prossima primavera.

Non è agevole leggere il quadro politico locale, sconvolto rispetto alle elezioni del 2017. Lo sconquasso coinvolge tutti. Ad iniziare dalla colazione che vinse le elezioni, la quale nel corso dell’attuale sindacatura ha subito forti scossoni, scissioni, risultati che sono tutt’altro che positivi e che si riverberano sostanzialmente sul Pd, partito rimasto solo a sostenere l’attuale sindaco, fatta eccezione dell’assessore Leonte, più a sinistra del Pd medesimo ma rimasto senza il supporto di Paolo Mandracchia. Un partito, e un parlamentare, costretto a subire i tempi del sindaco nel pronunciare la sua decisione circa la ricandidatura (da escludere).

Il Movimento 5 Stelle, dopo la fuoriuscita del deputato Matteo Mangiacavallo, non ha dato segni di vita, né di attivismo. Anzi, con la chiusura della sede, sul movimento è calato il silenzio.

Il centrodestra ha già dimenticato la recente esperienza delle elezioni di Favara e procede sulla scorta di un pallottoliere che dà numeri, nel senso surreale della parola. Il centrodestra punta sulla quantità delle liste. La quantità certa, attualmente, è l’abbondanza di aspiranti candidati a sindaco. In questo perimetro è in fase di formazione la tempesta perfetta.

C’è Fratelli d’Italia che mette le mani avanti, come fa lo stesso Forza Italia che, non solo ha amalgamato il gruppo dei cusumaniani, ma ha alzato uno scudo tenuto dai deputati Gallo e La Rocca Ruvolo, dalla coordinatrice regionale di Azzurro Donna, Maria Antonietta Testone, con il disco verde di Micciché. Scudo che ostacolo ogni tentativo di Fabrizio Di Paola e dei suoi strettissimi amici Ignazio Bivona e Salvatore Monte.

Domenica scorsa, a Mazara del Vallo, è stata sancita la triplice alleanza a danno di Fabrizio Di Paola. Durissimo lo scontro verbale, nelle adiacenze della sala della convention, tra il gruppo Di Paola e la coordinatrice regionale di Azzurro Donna. La nomina dell’ex sindaco Mario Turturici a coordinatore cittadino è avvenuta all’insaputa del gruppo Di Paola. Altra dimostrazione di bene e lealtà di Gianfranco Miccihè nei confronti di Fabrizio Di Paola.

In casa Fratelli d’Italia c’è fibrillazione. L’ex assessore Gaetano Cognata si è ritrovato nel partito l’ex senatore Giuseppe Marinello e i suoi fedelissimi. Cognata che si era allontanato da Marinello, adesso se lo trova a fianco e in una posizione dominante. Marinello spinge la replica della candidatura di Calogero Filippo Bono.

DiventeràBellissima, il partito di Musumeci, soffre la “balcanizzazione” del centrodestra e se è in confusione in campo regionale, lo è anche in quello saccense.

Qui scattano quelle che il caro collega Massimo D’Antoni denomina “le pregiudiziali personali” che vanno “al di là di quelle politiche”. Insomma, nel centro destra le perturbazioni conducono verso “o lui o io”, ovvero “o loro o noi”.

Il centrodestra ha una sola via d’uscita dal pantano. Rimettere le posizioni personali in discussione, riporre gli sforzi nel trovare una proposta innovativa che spezzi la continuità che è radicata nell’immaginario collettivo, individuare un candidato sindaco al di sopra di ogni sospetto, affiancato da una squadra di assessori di alto valore.

Ci sono, poi, aspirazioni forestiere che provengono da fuori Sciacca. La Lega di Salvini è spinta (camuffata dall’Onda) dal parlamentare regionale Carmelo Pullara che sembra pronto per una presenza con lista. Si attende la mossa dell’Udc. Attivo è l’ex senatore Peppe Ruvolo che da Ribera sembra avere le idee più chiare dei politici saccensi.

Un errore che la politica locale, almeno quella più datata, appalesa è quella dell’alchimia linguistica. Superare lo schieramento tradizionale sembra diventato il toccasana. Ma che significa? La sensazione è che si vuol applicare la nuova formula con “applicatori” che sono personaggi navigati e che, tra la gente, sono il contrario dell’innovazione.

L’allargamento di Forza Italia al gruppo cusumaniano alza un freno in VentiVentidue, il neo gruppo politico di Bellanca, Mandracchia e Settecasi. Il tutto rende più arduo un dibattito tra questa area e il centrodestra.

Poi ci sono altre aspirazioni civiche che osservano in attesa di tirare le somme. Il gruppo di Alberto Sabella, il gruppo del deputato agrigentino Alberto Di Mauro, il gruppo Ferrara-Ambrosetti. Aspirazioni che navigano nell’attesa che il cielo politico nuvoloso della politica saccense si schiarisca.

Se la politica “tradizionale” e navigata non tira dal cilindro una credibile novità e non si slega dai lacci mentali e pregiudiziali che caratterizzano la politicante vita saccense, Mizzica può proseguire la navigazione a vele spiegate e con il vento in poppa.

Fabio Termine, pur con le preoccupazioni di amministrare una città disastrata e in deficit strutturale, ha davanti a sé un corridoio scorrevole verso la conquista della fascia tricolore. In tale contesto, se non riesce a primo turno (difficoltoso), riuscirà a secondo turno.

Il rischio reale è che i pregiudizi che imperano nella nostra Sciacca ci consegnino la prossima realtà amministrativa che avrà poco da amministrare: neanche l’ordinaria amministrazione (scusate il bisticcio delle parole).