Truffa per contributi all’agricoltura, sequestro di beni a due nuclei familiari di Ribera e Burgio (video)

RIBERA E BURGIO. Stamattina, i Carabinieri della Compagnia di Sciacca e del Comando per la Tutela Agroalimentare di Messina, coordinati dal magistrato inquirente Michele Marrone della Procura della Repubblica di Sciacca, hanno eseguito -su ordine del G.I.P. del Tribunale di Sciacca,  Alberto DAVICO – un sequestro di beni per un valore complessivo di 90mila circa tra denaro contante (bloccato su un conto corrente), terreni agricoli e fabbricati riconducibili a due nuclei familiari di Burgio e Ribera.

L’indagine scaturisce da complesse verifiche condotte a partire dal 2019 dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Sciacca a cui, per specifica competenza tecnica in materia, si sono affiancati nel corso del tempo i militari del Reparto Carabinieri Tutela Agroalimentare di Messina.

I primi accertamenti (condotti anche con l’ausilio di mappe satellitari) traggono origine dalla conduzione di alcuni terreni facenti parte del patrimonio dei nuclei familiari  di Ribera e di Burgio, facendo riferimento allo sfruttamento per la produzione agricola. Secondo le indagini, sarebbero stati elargiti ai due nuclei familiari contributi da parte dell’AGEA (Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura) per le campagne agricole a partire 2014.

Le indagini si sono concentrate sul quinquennio 2015-2020. Per la magistratura inquirente, l’azienda agricola della 47enne di Burgio, in tale arco temporale, avrebbe percepito dall’A.G.E.A. contributi per circa 90mila euro sia per lo sfruttamento ai fini della produzione agricola di terreni già confiscati ai sensi delle normative antimafia a esponenti della famiglia mafiosa dell’area a cui era lei stessa legata da vincoli di parentela, sia per lo sfruttamento ai fini della produzione agricola di terreni presi in locazione sulla base di contratti risultati essere a firma falsa. Sarebbe stato appurato che i legittimi proprietari dei terreni medesimi, “almeno sulla carta”, risultavano essere estranei alla truffa oggetto dell’indagine.

Agli investigatori resta da chiarire chi e come abbia accertato l’esistenza formale dei titoli esibiti necessari per incassare i contributi in questione, atteso che per legge tale compito spetta al C.A.A. (Centro Assistenza Agricola) competente per territorio.

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