Risorge la D.C. di Cuffaro, batosta di Musumeci a Caltagirone, flop delle alleanze Pd-Forza Italia

SICILIA.  Anche in Sicilia il dato certo della scarsa affluenza alle urne è stato confermato. Il crollo dell’affluenza è il segnale che arriva dal numero di elettori che si è recato alle urne: appena il 56,6%, parecchi punti al di sotto della medie registrata nelle stesse cittadine alle precedenti elezioni. La politica è avvertita: la gente è stanca e si allontana sempre più. Stanza di chiacchiere e di poca concretezza.

Dalle urne siciliane,  nei 42 Comuni in cui si è votato, emerge un dato: si registra il flop delle alleanze anomale tipo Pd con pezzi di centrodestra; Musumeci prende una batosta là dove puntava di più, a Caltagirone, il centrodestra paga lo scotto delle divisioni interne; la Nuova D.C. di Totò Cuffaro risorge e va oltre quel 5% sperato; il Pd nei 13 grandi Comuni chiamati al voto vince solo se alleato con gli uomini di Conte.

E’ evidente che l’alleanza che sostiene Musumeci perde colpi in alcune roccaforti e paga ovunque il prezzo di spaccature che sono il riflesso di quello che accade all’Assemblea regionale siciliana.

Per Giancarlo Cancelleri è l’avviso di sfratto a Musumeci, per Anthony Barbagallo la prova che la strada dell’accordo Pd-grillini va percorsa fino in fondo. Mentre Gianfranco Micciché vede nella mini tornata amministrativa appena conclusa un solo messaggio chiaro da parte degli elettori: “Era un test per capire se l’alleanza col Pd può funzionare. Mi pare di poter dire che non ha funzionato. Non credo che
verrà riproposta”.

Il tonfo del centrodestra.  Guardando al risultato dei 13 grandi Comuni in cui si vota col sistema proporzionale, cioè con i partiti che si schierano con i simboli, il dato più significativo è quello di Caltagirone, nel catanese, centro caro a Musumeci. I due poli si schieravano con le alleanze più naturali: centrodestra a ranghi completi (Lega inclusa) a sostegno di Sergio Gruttadauria. Il Pd con i grillini e la sinistra di Claudio Fava è andato invece a sostegno di Fabio Roccuzzo che in tarda serata era in netto vantaggio, al punto da intravedere la vittoria al primo turno.

Le delusioni dei 5 Stelle. Sempre nel catanese, ad Adrano  Pd e grillini testavano il patto elettorale: lì però vanno al ballottaggio due candidati del centrodestra, l‘autonomista ex deputato all’Ars Fabio Mancuso e Carmelo Pellegriti (che non aveva però ricevuto il sostegno dei principali esponenti etnei del governo regionale). Ad Adrano Pd e grillini finiscono terzi e non riescono a sfruttare le evidenti spaccature nel centrodestra.

A Grammichele, sempre nel Catanese, l’asse Pd-5 Stelle perde. Un paese sotto i 15 mila abitanti, in cui si vota col maggioritario, ma è anche un centro dove i grillini si erano molto impegnati in campagna elettorale avendo il sindaco uscente. E anche l’ex premier Giuseppe Conte si era recato a Grammichele.

Batosta dei grillini Porto Empedocle, dove l’uscente Ida Carmina non va oltre il quarto posto. Anche qui c’era stato Conte a comiziare. Al ballottaggio vanno il candidato forzista, Calogero Martello, e Salvo Icono sostenuto da liste civiche.

Flop delle alleanze anomale.  Le segreterie politiche erano concentrate su Canicattì e Alcamo, dove il Pd sperimentava alleanze con Udc e Forza Italia: un tentativo di smembramento dei poli tradizionali per favorire un modello Draghi anche nell’Isola. Ad Alcamo hanno vinto da soli i 5 Stelle che hanno ricandidato il loro uscente Domenico Surdi: uno dei pochi sindaci ad averla spuntata al primo turno con circa il 45% dei consensi. Il candidato di Pd e Udc, Giusy Bosco, si è fermato molto distante da Surdi. Ad Alcamo i grillini hanno usato anche la formula con l’ausilio di liste civiche che rafforzano il simbolo tradizionale e raccolgono pezzi sparsi di elettorato.

A Canicattì invece il Pd si è presentato (senza simbolo) al fianco di Forza Italia a sostegno di Ettore Di Ventura. Ma in vantaggio è stato tutto il giorno Vincenzo Corbo (vicino all’Mpa di Roberto Di Mauro) e l’asse Pd-Forza Italia è apparso distante anche da una ipotesi di ballottaggio.

A Vittoria i grillini perdono e Ciccio Aiello, espressione dell’area Fava e sostenuto dal Pd, è a un passo dal successo al primo turno, mentre il candidato dei 5 Stelle, Pietro Gurrieri, si piazza solo terzo.

A Favara, l’alleanza larga giallorossa è in vantaggio. Antonio Palumbo arriva ad un passo dalla vittoria al primo turno. Giallorossi avanti pure a San Cataldo: Gioacchino Comparato in testa con il 25 per cento e pronto al ballottaggio probabilmente con Claudio Vassallo (espressione della spaccatura nel centrodestra che ha portato Lega e Fratelli d’Italia a sostenerlo da soli).

Grillini e Dem in vantaggio pure a Rosolini: Corrado Vaccaro è vicino al 30 per cento e dunque si va verso un ballottaggio con uno dei due candidati del centrodestra, Tino Di Rosolini e Giovanni Spadola.

Le vittorie del centrodestra.  A Noto vince al primo turno Corrado Figura, sostenuto da liste civiche di centrodestra. A Pachino, sempre nel Siracusano, Natalina Petralito, sostenuta da Fratelli d’Italia e Diventerà Bellissima più varie liste civiche, dovrebbe farcela al primo turno.

Cuffaro va forte.  L’ex presidente torna in una competizione elettorale, seppure come regista dell’operazione Nuova Dc. Lo Scudocrociato si attesta ovunque sopra la soglia del 5% e in molti centri arriva anche al 10% eleggendo propri consiglieri ovunque. Tanto basta a Cuffaro per riproporsi sul piano regionale: “La Dc è rinata. Abbiamo rimesso il partito nel sistema. Siamo primi a Favara e in alcuni centri abbiamo superato gli altri alleati del centrodestra”, esulta Totò Cuffaro.

Filippo Cardinale