Regione, uffici vuoti. A rischio i fondi UE per bandi rifiuti e acqua
SICILIA. Dopo la perdita dei 422 milioni di euro di contributi del Recovery Fund con la bocciatura di 32 progetti per le opere irrigue destinate all’agricoltura, c’è un altro rischio lanciarlo è stato l’assessore Daniela Baglieri: “Le strutture regionali non sono pronte a gestire la progettazione e l’istruttoria delle domande per partecipare ai bandi che finanzieranno interventi per l’acqua potabile e per risolvere l’emergenza rifiuti.
L’assessore è stato chiaro: “Carenza di personale e bracci operativi della Regione vecchi”. Una criticità che si trascina da anni ma che adesso con i tempi celeri del Recovery Fund appaiono interamente nella loro concretezza.
I 31 progetti bocciati a Roma per potenziare i sistemi irrigui in agricoltura erano stati elaborati dai Consorzi di Bonifica. E ora allo stesso modo le Ati (organi che gestiscono la distribuzione dell’acqua potabile a livello provinciale) e le Srr (strutture analoghe che si occupano di rifiuti) dovrebbero gestire la corsa ai prossimi contributi: sul tavolo lo Stato ha messo oltre un miliardo per le Regioni.
Ieri l’assessore alle Acque e ai Rifiuti, Daniela Baglieri, ha illustrato l’emergenza: “Non ci sono le condizioni per accedere ai fondi del Pnrr”, ha detto partecipando a Gela al secondo Tavolo di lavoro Act Tank Sicilia, la piattaforma permanente promossa dal Forum Ambrosetti.
Un quadro chiaro quello dipinto dalla Baglieri: ” Ogni società (le Ati) si deve dotare di un Piano d’ambito e deve scegliere un gestore unico. Il governo ha dovuto ricorrere ai commissari ad acta, finanziare i piani d’ambito, e alcune di queste società non avevano nemmeno le condizioni minime: erano solo società costituite dal notaio. Non c’erano condizioni di sostenibilità e, ad oggi, non tutti hanno individuato il gestore unico. Quindi non ci sono le condizioni per accedere alle risorse del Pnrr”.
Baglieri sottolinea che “scontiamo il fatto che il capitale umano della Regione si è depauperato. Ci sono stati dei pensionamenti, non abbiamo giovani, l’età media è molto elevata, quindi c’è un problema di competenze. Non abbiamo le risorse. Quindi si lavora con estrema difficoltà. Si sta cercando di digitalizzare alcuni processi. Una sfida per la Regione”.
La Regione a fine 2020 ha completato il prepensionamento di 4.482 dipendenti deciso da Crocetta. Le regole concordate a livello nazionale hanno imposto di non sostituire alcun dirigenti e solo una parte dei funzionari che hanno lasciato gli uffici: il risultato è che i reali vuoti in pianta organica oscillano fra i 1.300 e i 1.500 posti.
L’accordo con lo Stato per sanare i vecchi disavanzi finanziaria impone alla Regione di limitare le assunzioni a poco più di 170, un numero legato a un parametro economico chiamato risorse assunzionali.
In buona sostanza, ogni anno sulla base delle persone che vanno via si calcola il risparmio e lo Stato autorizza a reinvestirne in assunzioni una minima parte. Il risultato è che, a parte il maxi concorso da 1.100 posti nei Centri per l’impiego, le porte degli assessorati almeno per i prossimi due anni resteranno pressoché chiuse.
A meno che l’assessore alle Autonomie Locali, Marco Zambuto non riesca a strappare al governo nazionale un nuovo accordo che sblocchi i concorsi almeno per quei 1.300 posti vuoti.