Zammuto: “Il lavoro, quella parola sconosciuta alla nostra classe politica”
SCIACCA. Il segretario della locale Camera del Lavoro “Accursio Miraglia”, Franco Zammuto ritorna su un tema che mette sul tavolo da anni e che, puntualmente, rimane lì, inesorabilmente eluso da chi ha competenza a svolgerlo: la politica.
E’ infastidito, Zammuto, ma anche deluso e tale sentimento si coglie dalla sua dichiarazione: “Il problema del lavoro, che dalle nostre parti è il problema dei problemi considerata l’altissima percentuale di disoccupazione, lavoro nero e di emigrazione di molti giovani (i più capaci), è argomento che non riguarda la politica e i politici del nostro territori al punto che li infastidisce se viene toccato l’argomento”.
Per Zammuto, i politici “non si sottraggono a provare a dare delle risposte arrampicandosi sugli specchi con argomenti che non hanno nulla che nasca da cognizioni, progetti o programmi di studi ben definiti sulle prospettive da cogliere, convinti come sono che il lavoro è conseguenza spontanea e naturale di cicli economici nazionali e globali favorevoli o sfavorevoli”.
Già, perchè affrontare il tema del lavoro impone “studio e programmazione”, guardando “le effettive prospettive del territorio da cui partire per realizzare il risultato di crearne”.
Sul tema del lavoro, la Camera del Lavoro di Sciacca, che prende il nome dal sindacalista Accursio Miraglia, ucciso dalla mafia e che ha dedicato la sua attenzione alla difesa dei deboli e dei lavoratori, è “da 12 anni che prova a porre il problema, senza mai essere riuscita a fare comprendere che il lavoro non si crea con il posto clientelare, quello pubblico, o aspettando i cicli economici favorevoli, ma creando nei territori economie e attività d’impresa con quanto, in primis, il territorio produce come materie prime”.
Tutti elementi, quelli che cita Zammuto, che sono incastonati nella storia di Sciacca: “Città marinara, dedita anche al commercio alle attività di trasformazione. Avevamo due grandi fabbriche di pasta, a parte i tanti mulini, segherie di marmo, cave, industrie di laterizi, oleifici, tre cantine di grosse proporzioni, due fabbriche di mobili e, addirittura una fabbrica di abbigliamento”. “Abbiamo, tre gioielli, quasi unici che difficilmente trovano riscontro contemporaneamente in altre città: corallo, ceramica, terme con acque pregiate e stufe curative uniche in Europa, se non al mondo”.
La Camera del Lavoro è consapevole che molte delle attività dell’indotto sono state perse a causa di mancata protezione o programmazione.
Poi, Zammuto, pone un interrogativo: “Ma qualche politico o le amministrazioni degli ultimi 50anni si sono occupati di questi problemi? E la famosa “vocazione turistica”, in una città che aveva all’interno 5 alberghi e tante stanze in famiglia, come mai si sono chiusi tutti gli alberghi? E’ vero che sono cresciuti i B&B che hanno sostituito le stanze in famiglia, ma in città non abbiamo più un solo albergo che rappresenta un’offerta turistica ben diversa dai B&B. Dobbiamo sempre rimanere eternamente a “vocazione turistica”? E le terme e le stufe di san Calogero?”
Tra un anno si vota per le amministrative della nostra città, Zammuto è convinto che la parola lavoro “tornerà a risuonare beffarda come un mantra”, poiché “nessuno riporterà nei propri programmi un progetto o uno studio di cosa si intende costruire per creare il lavoro che non c’è e soprattutto dell’elemento della giusta dignità del lavoro se pensiamo a quanti vivono con la miseria del nero e dei tanti, troppi, contratti farlocchi”.