Servizio idrico, l’irto cammino dell’Aica: ridotta la fornitura elettrica e stop nel funzionamento di diverse pompe. Fibrillazione tra il personale

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Ciclisticamente la salita che deve affrontare l’Aica, la novella “consortile” interamente pubblica gestisce il servizio idrico integrato nella nostra provincia, è simile a quella del Pordoi. Una salita ripida che è l’incubo dei ciclisti professionisti.

E’ salita ripida quella sorta con l’Enel. Il gestore elettrico vanta fatture non pagate per oltre un milione e mezzo di euro. E la fornitura elettrica riguarda anche, in modo primario, gli impianti ce pompano l’acqua per portarla fino a casa dei cittadini. Il gestore ha deciso di ridurre la fornitura fin quando non verrà estinto il debito che era stato tuttavia contratto dalla gestione precedente.

Se il debito dovrà comunque essere pagato dalla gestione fallimentare, l’Aica dovrà comunque cercare un proprio gestore attraverso una procedura pubblica che richiederà mesi. Nei giorni scorsi c’è stato anche lo sfratto della sede per affitti  non pagati.

E scoppia anche la “grana” con il personale. I vertici della Consortile hanno infatti voluto incontrare in modo urgente e informale ieri pomeriggio i sindacati per chiedere loro di “intercedere” per ottenere la piena collaborazione dei lavoratori. Pare che, infatti, non tutti avrebbero manifestato piena collaborazione alla nuova società. Tavolo di prova, in tal senso, sarebbe stato un interpello interno per individuare dieci persone da utilizzare come “letturisti”, cioè coloro che fisicamente leggono i consumi dei contatori. Un ruolo, questo, che veniva svolto dai cococo che non sono stati oggi confermati dall’Aica.

Molti lavoratori infatti si sarebbero rifiutati di svolgere questo compito, per quanto i sindacati pare abbiano evidenziato alcune situazioni che meritano approfondimenti successivi (la proposta, cioè, sarebbe stata fatta a operatori non in condizioni tali da consentire queste attività). E’ facile immaginare, in questo contesto, come sia necessario iniziare subito a fatturare per rendere “sostenibile” il servizio.

Del resto l’interesse è degli stessi lavoratori, dato che i prossimi due mesi e rotti (quelli cioè dell’affitto del ramo d’azienda) saranno decisivi: se la consortile non avrà le gambe per camminare in modo autonomo, gli oltre 300 dipendenti torneranno alle rispettive aziende che però, essendo in liquidazione, non potranno che provvedere ai licenziamenti.
Filippo Cardinale