Dopo i 5 mln di prestito per i rifiuti, il Comune di Sciacca deve accollarsi quelli per la partenza dell’Aica

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SCIACCA. Piatto ricco, mi ci ficco. Solitamente l’esclamazione è positiva per chi crede di puntare su un piatto ricco e mette soldi immaginando buone probabilità di una vincita. Nel nostro Comune, invece, avviene al contrario e puntiamo su debiti e prestiti per tamponare falle finanziarie  molto corpose.

E i due “piatti” in cui il Comune si ficca sono i settori dei rifiuti e dell’acqua. Solo che a pagare le spese sono diversi importanti servizi erogati alla collettività, poiché per restituire il prestito è necessario adottare dei tagli ai costi per i medesimi servizi.

Aver ottenuto 5.000.0000 di euro in prestito dalla Regione per tamponare il buco nel settore dei rifiuti sta comportando una restituzione in rate annuali per dieci anni, oltre gli interessi.

Adesso c’è il novello prestito per far partire l’Aica, la “consortile” che dovrà gestire dal 2 agosto il servizio idrico e di depurazione nella nostra provincia. Il Decreto legge approvato ieri sera dall’Ars fa esultare la politica dagli occhi bendati. Se da un lato i deputati regionali del nostro territorio tifano da curva sud, i sindaci si associano ma non hanno capito che hanno caricato le loro casse comunali, già a secco, di un peso eccessivo.

Infatti, i 10.000.000 di euro che la Regione ha stanziato per far partire l’Aica non sono un regalo, un contributo a fondo perduto. E’ un prestito che graverà solo su 33 dei 43 Comuni (restano fuori gli 8 “dissidenti”) e che deve essere restituito in cinque anni, oltre gli interessi. Pagheranno secondo quote in riferimento alla popolazione. Dunque, per i Comuni di grossa portata come Agrigento, Sciacca, Favara, Licata, etc, la rata annuale da restituire alla Regione sarà molto pesante.

Il paradosso è che nessun sindaco, che ha esultato a occhi bendati, non sa a quanto ammonta la quota per il proprio Comune. Dovrà anche provvedere a stilare un piano di ammortamento per la restituzione del prestito. Prestito che deve passare per l’approvazione dei Consigli comunali di ogni Comune. Qui a Sciacca il Consiglio comunale è stato sciolto e sarà il commissario, nella sua veste sostitutiva, a deliberare nel chiuso della sua stanza e senza dibattito con la rappresentanza popolare.

Oggi, quando i sindaci (finalmente) scopriranno l’inghippo nel quale sono volutamente cascati subiranno un innalzamento della pressione sanguigna. Infatti, il prestito di 10.000.000 trova la sua fonte dal fondo per le Autonomie Locali, quel fondo con cui la Regione trasferisce ai Comuni le quote per contribuire al funzionamento di servizi importanti. I sindaci, al loro tardivo risveglio, oggi si troveranno davanti ad una realtà che renderà ancora più critica la situazione finanziaria del proprio ente.

A Sciacca, in buona sostanza, avremo due prestiti sostanziosi. Il primo di 5.000.000 in dieci anni che ci costa 500.000 euro all’anno più interessi e che riguarda il settore dei rifiuti. Il secondo riguarda l’acqua e l’Aica. Molto probabilmente la quota relativa al Comune di Sciacca sarà, all’incirca, di pari entità. Ciò significa che ci siamo mangiati almeno due terzi dei contributi provenienti dal fondo delle Autonomie Locali. Significa anche che tanti servizi erogati alla collettività subiranno un lavoro di forbice.

Filippo Cardinale