Acqua, la “Waterloo” agrigentina sul cui campo di battaglia crolla un sistema perverso di connivenze di uomini delle istituzioni, professionisti e politici
AGRIGENTO. Di Filippo Cardinale
La battaglia di “Waterloo”, quella agrigentina e non quella avvenuta nella cittadina belga il 18 giugno 1815 che segnò la fine espansionistica di Napoleone Bonaparte, lascia sul campo uno scenario che coinvolge politici, uomini delle forze dell’ordine, pubblici funzionari, professionisti e uomini delle istituzioni di tutti i livelli. La lista dei 58 indagati è rappresentativa di un amalgama dove si intrecciano solo interessi privati a danno dei cittadini e del bene vitale qual è l’acqua. La Procura della Repubblica di Agrigento ha richiesto il rinvio a giudizio. E’ opportuno chiarire che se sarà accolta la richiesta di rinvio a giudizio, verrà celebrato il processo. Per la nostra Costituzione, si è innocenti fino a sentenza definitiva, cioè all’ultimo grado di giudizio, quella della Cassazione. Nel corso del processo si confronteranno le parti, l’accusa e le difese, e sarà un giudice terzo a emettere sentenza.
Allo stato attuale, tuttavia, la Procura della Repubblica, attraverso indagini durate nel tempo, con l’ausilio di intercettazioni e una gran quantità i documenti, ha scoperchiato la pentola dentro la quale vi erano tutti gli ingredienti del “sistema Campione”. Un sistema al centro del quale vi era l’imprenditore Marco Campione considerato il domus di un intreccio che ha prodotto 1.500 pagine di narrazione della gestione dell’acqua nella nostra provincia. Indagini ampie, corpose, complesse, coordinate dal pool di magistrati inquirenti coordinato dal procuratore Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella e composto dai sostituti Sara Varazi, Antonella Pandolfi e Paola Vetro.
Associazione a delinquere. A venti indagati è contestata l’associazione a delinquere “perché si associavano tra loro al fine di commettere più delitti contro la pubblica amministrazione, frode in pubbliche forniture, violazione di sigilli, furto, ricettazione, contraffazione di marchi registrati, nonché più reati tributari, societari e in materia ambientale, commettendo altresì, in tempi diversi e successivi, numerosi fatti illeciti specifici agendo tutti consapevolmente e stabilmente, fornendo ciascuno plurimi consapevoli contributi materiali e morali alla consumazione dei reati fine beneficiando degli ingenti proventi economici dell’attività illecita”. Il vincolo associativo è contestato a dirigenti, componenti del consiglio di amministrazione e semplici dipendenti di Girgenti Acque e della società “gemella” Hydortecne: Marco Campione, Arnone, Patti, Cutaia, Ponzo, Barrovecchio, Sala, Della Volpe, Galluzzo, Fanara, Gabriele, Carlo Sorci, La Porta, Pietro Sorci, Termini, Macaluso, Terrana, Nicolosi, Michele Campione e Giuffrida classe 1948 (ex amministratore delegato di Girgenti Acque).
Concorso nell’associazione a delinquere avendo dato un contributo diverso e specifico in ragione della loro attività. Il giornalista Alfonso Bugea, il consigliere comunale di Cattolica Eraclea Giuseppe Giuffrida, quattro componenti della società di revisione contabile “Deloitte e Touche”, Claudio Lusa, Michele Calvello, Francesco Macina e Alberto Paderni, l’ex prefetto di Agrigento Nicola Diomede, Giovanni Pitruzzella, avvocato generale presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea e il consulente dell’autorità d’ambito ottimale Fulvio Riccio sono accusati di avere concorso, senza farne parte, nell’associazione a delinquere avendo dato un contributo diverso e specifico in ragione della loro attività.
Assumificio Tantissime pagine sono dedicate all’ipotesi di corruzione relative al filone di indagini sul cosiddetto “assumificio” e coinvolgono, fra gli altri l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi, l’ex consigliere comunale e assessore Gerlando Gibilaro e diversi appartenenti alle forze dell’ordine che, secondo quanto ipotizzano l’accusa, avrebbero asservito il proprio ruolo di pubblico ufficiale facendo dei favori o rivelando informazioni riservate a Marco Campione in cambio di un posto di lavoro, alle dipendenze di Girgenti Acque e Hydortecne, per per amici e familiari.
Finanziamenti illeciti per campagna elettorale. In questa ipotesi di reato entrano nomi illustri della politica come il presidente dell’Assemblea regionale siciliana e Francesco Scoma.