“Una vittoria di Pirro”, il coordinamento Titano fortemente critico con la “consortile”. Ecco i nodi e il danno erariale
PROVINCIA DI AGRIGENTO. “La costituzione dell’Azienda Idrica Consortile Agrigentina (AICA) è stata un passaggio obbligato, troppo a lungo atteso e, per di più, maturato in circostanze di piena emergenza per il servizio idrico agrigentino. Il traguardo raggiunto è certamente positivo, ma è solo l’inizio di un percorso ancora disseminato di troppi punti interrogativi e comunque non tale da giustificare il proliferare dei proclami di giubilo cui abbiamo assistito in queste ore da parte di partiti politici e non solo”. A dichiararlo è il coordinamento delle associazioni per l’acqua pubblica “Titano”.
Per il coordinamento Titano, “questa consortile l’avevamo immaginata diversamente. La consortile voluta dalle associazioni, dai cittadini, dagli utenti doveva essere uno strumento di diritto pubblico per raggiungere finalmente l’obbiettivo dell’economicità, dell’efficacia e dell’efficienza del SII, nonché la partecipazione e la trasparenza nei confronti dei cittadini. L’A.I.C.A nasce invece monca e con gravi difetti congeniti, voluti da chi oggi esulta con superficiale allegrezza. I difetti li abbiamo più volte denunciati e continueremo a farlo finché sarà necessario”.
Ma quali sono i punti critici denunciati da Titano?
L’AICA NASCE MONCA. Sia l’ATI che la Commissaria ad acta hanno consentito che l’Azienda partisse con 33 comuni (35 sulla carta) invece che con 43, concedendo di fatto agli 8 Comuni autonomisti di continuare a gestire il servizio in autonomia senza prendersi la briga di deliberare sulla sussistenza o meno dei requisiti necessari ad ottenere la salvaguardia ex. Art. 147 del D.lgs 152/2006. La mancata conclusione di questa procedura rende l’ATI e la Regione Sicilia, nella persona del Presidente della Regione, passibile di danno erariale secondo quanto stabilisce l’Art.172 del D.lgs 152/2006.
MANCATA PROCEDURA ACCERTAMENTO DEGLI 8 COMUNI. Per il coordinamento Titano, “la mancata procedura di accertamento dei requisiti degli 8 comuni comporta la nascita di un ambito che presenta ad oggi nove gestori invece che uno come prescrive la normativa. Questo comporta il rischio di non poter accedere ai fondi europei previsti in quanto la condizione del nostro ambito è palesemente e macroscopicamente disallineata rispetto alla legge.
LA LEGGE NON CONSENTE FINANZIAMENTI AGLI 8 COMUNI RIMASTI FUORI. Nonostante gli 8 Comuni pretendano di continuare la gestione autonoma, per essi il piano d’ambito prevede ingenti finanziamenti nel comparto fognario-depurativo. Questo non è consentito dalla norma. Le opzioni consentite sono due: se si possiedono i requisiti non si può accedere ai finanziamenti (non ce ne sarebbe bisogno), se non si possiedono bisogna cedere reti e impianti al gestore unico. Tertium non datura.
DUE CONSORZI ILLEGITTIMAMENTE SUPERSTITI. Non viene ancora imposto ai due consorzi illegittimamente superstiti, il Tresorgenti e il Voltano, di cedere reti e impianti in favore della neonata A.I.C.A. Questo, insieme alla mancata cessione degli 8 Comuni, comporta il mancato apporto di preziosi litri al secondo di acqua che consentirebbero a tutto l’ambito di tirare un sospiro di sollievo specie in questo periodo, oltre che la maturazione di un danno erariale che aumenta di ora in ora con il permanere di questo stato di cose.
LE RASSICURAZIONE DEI SINDACI AI LAVORATORI SONO SCRITTE SULL’ACQUA. “Le rassicurazioni dei Sindaci ai lavoratori della ex Girgenti Acque e Hydortecne sono purtroppo scritte sull’acqua, in quanto il piano d’ambito prevede che il gestore possa funzionare “a regime” con 203 unità lavorative piuttosto che con 330. Non avendo specificato quando si compirà questa entrata a regime, il gestore dovrebbe incamerare tutti i 330 per un tempo indefinito, provvedendo ai relativi stipendi non previsti dal piano d’ambito, con un aggravio sulla tariffa e sui bilanci dei Comuni per circa 6/7 milioni l’anno. L’art.173 del D.lgs 152/2006 prevede che le maestranze passino in modo diretto e immediato al nuovo gestore secondo l’art.2112 del codice civile in materia di cessione di ramo d’azienda, ma i sindaci hanno giustamente rinunciato a questa opzione perché oltre al personale avrebbero incamerato anche i debiti della ex Girgenti Acque”.
IL NUOVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE E LE PATATE CHE SCOTTANO. Dunque il destino del personale è nelle mani del nuovo Consiglio di Amministrazione che dovrà decidere se licenziare 130 lavoratori, aumentare le tariffe o chiedere i soldi ai comuni consorziati.
Il coordinamento Titano conclude: “come vedete, per tutto questo abbiamo ben pochi motivi per festeggiare e ben poche persone da ringraziare”.
Coordinamento Titano, Associazioni e Movimenti Aderenti: Associazione “ Promoteo Ius” Favara – Comitato Cittadino Storico S. Biagio Platani – Comitato Fondachello Playa Licata – Gad Piccolo Teatro Canicattì – Associazione Montevago Acqua e Vita – Cittadinanza Attiva di Casteltermini e Licata – Comitato Civico Acqua e Beni Comuni di Raffadali – Centro Studi De Gasperi Sciacca