Acqua, e ora? La consortile è senza soldi, la gestione prefettizia cessa. Chi assicura il servizio in provincia?
PROVINCIA DI AGRIGENTO. La decisione del Prefetto di Agrigento di porre fine, a far data dal 2 agosto, alla gestione commissariale prefettizia del servizio idrico integrato nella nostra provincia pone interrogativi ai quali i sindaci devono rispondere immediatamente e con fatti concreti.
Resta in piedi la curatela fallimentare e i curatori hanno l’obiettivo unico di reperire soldi e pagare debiti e fornitori. La novella A.I.C.A. la società consortile formata dai 35 Comuni (e non 43) è stata costituita ieri. Non è ancora operativa, non ha soldi. Di soldi ne servono in quantità ingente ed è una questione che peserà sulle casse comunali. Gestire interamente il servizio idrico e fognario per l’intera provincia è impresa titanica. In più c’è la vicenda del personale, circa 300 lavoratori che non possono essere gettati alle ortiche.
La decisione del Prefetto di porre fine alla gestione commissariale prefettizia, che doveva durare solo due anni, è un nodo al pettine enorme. Ma era previsto. Sindacati e comitati adesso sono preoccupati e hanno ragione di esserlo. Come fortemente preoccupati devono essere i cittadini agrigentini che ancora non hanno bene percepito la gravità di una vicenda che ha come oggetto il bene vitale: l’acqua.
Adesso servono risposte immediate e non comunicati stampa di “entusiasmo” e che urlano “svolta storica”. La storia della nostra provincia è fatta di capitoli di sete, di turni di erogazione idrica quindicinale. Una provincia assetata in cui la rete idrica, colabrodo, disperde oltre il 50% dell’acqua.
Filippo Cardinale