Create “squadre di lavoratori assenteisti. Criminali che rubano allo Stato”. Ecco i nomi, tra cui il padre di “Covid un ci nnè”

PALERMO Ecco chi sono i 43 indagati per assenteismo nel blitz della Guardia di Finanza: Ai domiciliari vanno in otto, si tratta di Dario Falzone, 69 anni; Antonio Cusimano, di 60; Gaspare Corona, 67; Mario Parisi, 61; Francesco Paolo Magnis, 61; Salvatore Barone, 47; Giancarlo Nocilla, 48; Tommaso Lo Presti, di 50 anni.
Per 14 obbligo di dimora. Non potranno spostarsi dal territorio comunale Isidoro Chianello, di 60 anni; Fabiola Selvaggio, di 51; Giuseppe Muliello, 52; Silvana Caravello, 65; Massimo Pipi, 55; Rosaria Gebbia, 42; Francesco Caruso, 42; Salvatore Consiglio, di 45 anni; Salvatore Reina, di 61; Francesco Paolo Tinervia, 48; Massimo Vesco, 55; Mario Nuccio, 52; Davide Nuccio, 38; Vita D’Aiuto, di 57 anni.
Sei con l’obbligo di firma. Dovranno presentarsi periodicamente in caserma per firmare. Sono Antonino Muratore, di 57 anni; Maria Angela Di Carlo, 44; Filippo Pecoraro, 59; Marina Megna, 56; Francesco Madonia, 61 anni; Francesco Ferraro, di 62.
Gli altri 15 indagati a cui non sono state applicate misure a Antonina Giannilivigni, di 63 anni; Rosalia Grasso, di 42; Giuseppa De Luca, 56; Francesca Zumbo, 66;
Ignazio Cappello, 65; Giovan Battista Amarù, 68; Giuseppe Sciacca, 59; Filippo Alecci, 62; Stefano Buffa, 61; Giuseppe Flandina, 47; Vincenzo Bonello, 62; Sara Pernini, 53; Patrizia Terranova, 47; Vincenzo Burgio, 46; Marco Cipolla, di 45.

Ieri mattina sono scattate 28 misure cautelari per un gruppo di dipendenti comunali, tutti in servizio ai Cantieri culturali: sono 11 impiegati comunali, tre addetti del Coime, il coordinamento per la manutenzione edile e 14 operai della Reset, la società che si occupa di manutenzione e cura del verde per conto del Comune, già
tristemente rimbalzata alle cronache per inchieste di assenteismo. Tra i dipendenti coinvolti c’è anche un indagato in inchieste per mafia.

« L’attività investigativa ha svelato l’esistenza di un fenomeno illecito estremamente diffuso all’interno della struttura pubblica cittadina, un contesto di quasi assoluta anarchia amministrativa, un modus operandi divenuto cronico a tal punto da essere considerato come un comportamento “normale”». Lo ha detto il generale della Guardia di Finanza, Antonio Nicola Quintavalle Cecere,comandante provinciale, commentando l’operazione riguardante i furbetti del cartellino. «Alcuni degli indagati- spiega il generale – hanno costituito delle vere e proprie “squadre di lavoratori assenteisti” che provvedevano a effettuare reciprocamente la timbratura dei badge dei propri
compagni in modo da non far risultare i periodi di assenza dal lavoro.
« L’aspetto più allarmante è il diffuso senso di impunità che ha permeato un significativo numero di pubblici dipendenti che si sono sentiti liberi di violare sistematicamente le regole del rapporto di impiego – spiega il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria che ha
guidato le indagini -. Comportamenti questi che determinano un danno economico e di immagine per la pubblica amministrazione e che incidono negativamente sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini. Spesso passa il messaggio del “furbetto del cartellino” ma questi non sono furbetti, sono criminali che rubano lo stipendio allo Stato e quindi i soldi dei cittadini onesti che pagano le tasse. Sono ladri di risorse pubbliche».

Addirittura qualcuno al lavoro arrivava in tenuta da jogging e dopo avere timbrato il cartellino, riprendeva la sua corsa. Chi era al bar, chi a fare la spesa o semplicemente se ne tornava a casa propria lontano dal grigiore dell’ufficio. I furbetti del cartellino scoperti dalla guardia di finanza avevano praticamente messo su, ai Cantieri Culturali
alla Zisa, una vera squadra di «lavoratori assenteisti».

Ieri mattina il blitzTimbro – Libera tutti delle fiamme gialle del Comando provinciale. Strisciate multiple del cartellino elettronico, affidate a un volontario che passava nel lettore i budge dei colleghi assenti.  Ma anche tessere farlocche passate per non dare nell’occhio, come il caso di una dipendente che «realizzava la pantomima della timbratura della propria tessera sanitaria – scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare per evitare che venisse notata la libertà con la quale entrava e usciva dal posto di lavoro».

I 43 indagati erano spiati dai finanzieri da tre mesi. Osservazioni, pedinamenti, registrazioni, che si snodano tra maggio e agosto del 2018, dopo che una «soffiata» confidenziale denunciava il malcostume.