Già nel 2015 la storia di Girgenti Acque sarebbe finita. Ma l’ex prefetto Diomede rilasciò la liberatoria antimafia

AGRIGENTO. Di Filippo Cardinale

La maxi inchiesta “Weterloo”, messa su dal procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio e dal procuratore aggiunto Salvatore Vella, in 1.500 pagine racchiude tutta la storia di quel che è accaduto dalla costituzione della Girgenti Acque, dai bandi per l’affidamento del servizio idrico integrato nella nostra provincia fino ai giorni attuali. Un dossier enorme fitto di riferimenti, foto, intercettazioni, atti, documenti, relazioni. Millecinquecento pagine la cui lettura presenta un mondo di intrecci, connivenze, negligenze, omissioni, controllori che non hanno controllato.

Il tutto, in una provincia dal basso reddito pro-capite, dalla forte disoccupazione, e con istituzioni e uomini delle istituzioni e della politica hanno consentito lo svolgersi di una vicenda che grava sul bene vitale: l’acqua; ma anche con costi ingenti spalmati sulle bollette degli utenti agrigentini. Ma c’è chi ha detto no, come l’imprenditore Carmelo Salamone che ha denunciato le anomalie di un sistema il cui perno principale sarebbe l’imprenditore Marco Campione. Ma anche il deputato e sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo che ha osteggiato la legge che incentivava la gestione privata e che avrebbe favorito la Girgenti Acque. Un no della deputata che ha ricevuto, secondo la pubblica accusa e secondo la denuncia della stessa deputata, minacce da Campione, “te la faccio pagare”.

Per correttezza, dobbiamo evidenziare che siamo di fronte ad una conclusione di indagini. Il Gip deciderà l’eventuale rinvio a giudizio. Poi ci sarà il dibattimento che, certamente, giungerà fino al terzo livello di giudizio. La nostra Costituzione sottolinea che si è innocenti fino a sentenza definitiva.

Ma la cronaca, supportata dagli atti della Procura della Repubblica, ci presentano un  quadro che appare scioccante quando nell’inchiesta entrano istituzioni importanti, le massime della nostra provincia, come la Prefettura. Si rimane scioccati nell’apprendere che la vicenda che riguarda la bufera Girgenti Acque e Hydortecne si sarebbe potuta concludere già nel 2015. Invece, no. C’è voluto il coraggio, la determinazione, il senso delle Istituzione del Prefetto Dario Caputo, giunto ad Agrigento dopo che l’ex Prefetto Diomede è stato “allontanato” poiché indagato nell’affaire Girgenti Acque e Hydortecne.

Spetterà all’ex Prefetto, in sede processuale, offrire le difese rispetto alle accuse della magistratura inquirente di Agrigento. Questo il passaggio dedicato a Diomede e che rientra nelle 1.500 pagine della Procura.

Gli elementi probatori raccolti nel presente procedimento penale, sopra analiticamente descritti, fanno ritenere accertato che DIOMEDE Nicola nella qualità di Prefetto di Agrigento, nello svolgimento delle sue funzioni, in violazione del  contenuto degli artt. 84 e 91 del Codice Antimafia Decreto Legislativo 6 settembre 2011 n. 159, nel procedimento instaurato dinanzi alla Prefettura di Agrigento a seguito di richiesta di informazioni antimafia ex art. 91 D.Lvo n. 159/2011 nei confronti di GIRGENTI ACQUE S.p.A. (gestore del Servizio Idrico Integrato della provincia di Agrigento):

  • emetteva l’informativa liberatoria antimafia prot. n. 0033556 del 14/08/2015:
  • valutando in maniera non corretta gli elementi fattuali riportati nei documenti istruttori acquisiti nel procedimento amministrativo, che erano indicativi di un pericolo di infiltrazione mafiosa nella società GIRGENTI ACQUE S.p.A.;
  • non tenendo conto del parere unanime per il rilascio di una informazione antimafia interdittiva, espresso dagli appartenenti a tutte le Forze di Polizia intervenuti in ultimo nella “Riunione Tecnica di Coordinamento delle Forze di Polizia” (R.T.C.) del 18/11/2014 (da lui presieduta);
  • non valutando correttamente parere per il rilascio di una informazione antimafia interdittiva espresso del Vice Prefetto vicario dr.ssa BATTAGLIA Maria Luisa, che aveva istruito la pratica;
  • omettendo di adottare un qualsiasi provvedimento, dopo la riapertura dell’istruttoria su GIRGENTI ACQUE S.p.A. a seguito di nuovi fatti, in particolare:
  • omettendo di valutare i fatti compendiati in ultimo nel verbale del “Gruppo Ispettivo Misto” (G.I.M.) del 14/12/2015 presso la Prefettura di Agrigento su GIRGENTI ACQUE, che concludeva in questi termini: “le Forze dell’Ordine al riguardo hanno confermato il parere espresso in altre occasioni e ribadito, unanimemente, la necessità di adottare una informativa interdittiva in ragione del complesso quadro informativo delineatosi nel corso degli anni e, da ultimo, corroborato dalle due recenti menzionate operazioni di Polizia che costituiscono ulteriore dimostrazione della permeabilità e della strumentalizzazione contra legem delle società del cd. “Gruppo CAMPIONE” – ivi inclusa la GIRGENTI ACQUE S.p.A. (…)”.
  • omettendo di prendere alcuna iniziativa e non adottando alcun provvedimento fino alla cessazione del suo mandato presso la prefettura di Agrigento del gennaio 2018, intervenuta come diretta conseguenza della conoscenza da parte dello stesso della sua iscrizione nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Agrigento nel presente procedimento penale;

procurava intenzionalmente a CAMPIONE Marco e alla società GIRGENTI ACQUE S.p.A. (della quale CAMPIONE Marco era Presidente del C.d.A. e legale rappresentante) un ingiusto vantaggio patrimoniale, consistito nella mancata decadenza della Convenzione trentennale per la gestione del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Agrigento (stipulata in data 27 novembre 2007 con l’Autorità di Ambito Territoriale Ottimale 9 di Agrigento – ATO AG9, oggi Assemblea Territoriale Idrica – ATI), che sarebbe intervenuta in caso di emissione di un’informativa Antimafia interdittiva nei confronti di GIRGENTI ACQUE S.p.A., con conseguente abbattimento del fatturato annuo per decine di milioni di euro per le ditte che ne costituivano la compagine sociale, tra le quali la “CAMPIONE Industries S.p.A.” (per il  41,63% delle quote societarie) e la “Giuseppe CAMPIONE S.p.A.” (per il 10,22%), società amministrate di fatto da CAMPIONE Marco.

Con l’aggravante di aver procurato a CAMPIONE Marco e alle società “CAMPIONE Industries S.p.A.” e “Giuseppe CAMPIONE S.p.A.” un vantaggio di rilevante gravità di € 39.617.365,84 costituto dal fatturato realizzato complessivamente dalle due Società negli anni 2013-2017 come fornitori di GIRGENTI ACQUE S.p.a. e della sua controllata HYDORTECNE S.r.l. (di fatto gestita anch’essa dal medesimo CAMPIONE Marco).

In Agrigento dal 14/08/2015 al gennaio 2018.

Se al posto della liberatoria antimafia (rilasciata il 14 agosto 2015) che cozzava contro le diverse relazioni delle forze investigative, Diomede avesse emesso l’interdittiva, la vicenda di Girgenti Acque si sarebbe fermata al 2015. La risoluzione contrattuale è solo la conseguenza logica e naturale della emissione della interdittiva prefettizia. Ma storia del servizio idrico integrato nella nostra provincia avrebbe assunto, senza dubbio, già da quella data, una piega diversa.