Terme, una cosa al giorno…e tutto quanto fa spettacolo

SCIACCA. DI FILIPPO CARDINALE

Abbiamo avuto modo di leggere il disegno di legge dei deputati Barbagallo, Catanzaro e La Rocca Ruvolo, il n. 235 di tre anni fa, esattamente del 3 aprile 2018, “Interventi per il riordino del settore termale”. Il 4 aprile (2018)  venne annunciata in Parlamento la sua presentazione ed il successivo 19 aprile venne assegnato a ben quattro Commissioni: la quarta, la quinta la sesta e quella U.E.. Da quel momento il silenzio più assoluto.

Di oggi la notizia che improvvisamente, ma meglio tardi che mai, la Commissione Ambiente, la quarta, ha messo all’ordine del giorno il disegno di legge.

Dopo la marcia, il sit-in, i miracoli, che per diversi giorni hanno riportato l’attenzione sulle Terme di Sciacca, oggi tocca ad un vecchio e dimenticato disegno di legge che non ha mai fatto un passo in tre anni e che ha davanti un lunghissimo iter approvativo che probabilmente non si potrà completare per la scadenza parlamentare.

Parlare di terme, parlare, parlare, tirare fuori ogni settimana una novità, per dimostrare che i nostri stanno sempre sul pezzo, insomma che non mollano.

Nel merito, il disegno di legge denota un buon tecnicismo, probabilmente dovuto al fatto che l’imprenditoria catanese, ossia quella del collegio elettorale di Barbagallo, certamente ha studiato il settore anche con riferimento al recepimento della legge nazionale, la 233 del 2000, con alcune modifiche che hanno lasciato alla Regione tutta una serie di compiti in materia di tutele e di validazione scientifica e molte possibilità agli imprenditori privati.

Che si tratti dell’imprenditoria catanese lo si rileva subito dal fatto che la relazione dei tre deputati proponenti fa riferimento esclusivamente alle vicende delle Terme di Acireale e non fa alcuna menzione della situazione di quelle di Sciacca.

Ci sono nel DDL alcune cose che forse avrebbero dovuto spingere i proponenti ad una immediata trattazione della proposta anziché al deposito ed al susseguente abbandono: anzitutto gli interventi igienico-sanitari sulle aree di rispetto assoluto (art. 3, comma 3) che sono quelle dove insistono le sorgenti, e noi aggiungeremmo anche i pozzi, che addirittura per tale loro valenza possono essere espropriati; quanti e quali controlli sono stati fatti nel tempo? Sappiamo che vi sono diverse acque che presentano fenomeni di inquinamento organico (Molinelli, Santa, ecc.), nelle aree delle contrade Sovareto-Sant’Antonio-Isabella.

Qualcuno ha verificato che tutti i reflui civili siano stati obbligatoriamente collegati alla nuova rete fognaria, cioè che non via siano fosse a perdere? Questo dovrebbe essere un compito del Comune che ha l’obbligo di tutelare il suo territorio, dato che l’Azienda regionale delle terme che esercitava anche i controlli (e faceva le denunce) non esiste più.

L’art. 5, al comma 2, prevede una promozione ed una riqualificazione sanitaria degli stabilimenti termali, con particolare riguardo alla riabilitazione, ossia aspetti di diretta competenza della Regione che invece è ferma.

L’art. 8 poi parla della promozione scientifica e perfino della istituzione di scuole di specializzazione in medicina termale

L’art. 12 per l’incentivazione del turismo termale è prevista l’erogazione di incentivi in favore dei Comuni termali di competenza dell’Assessorato al Turismo.

Insomma una cosa buona che è stata dimenticata fino ad oggi e ripresa soltanto per scopi di autoreferenzialità politica dato che si avvicina il doppio momento elettorale.

Diceva il Poeta Vincenzo Licata che “cristiani cu aricchi longhi un ci nnè cchiù”, quindi attenzione!