Terme di Sciacca, dopo circa 2 mila anni l’inutilizzazione totale. Considerazioni e qualche proposta

SCIACCA. Riceviamo e piacevolmente pubblichiamo le riflessioni di Renato Modica sulle Terme di Sciacca. Con un passato di attivista politico e amministratore comunale, oltre ad essere nostro assiduo lettore, Modica è oggi osservatore attento e critico di ciò che accade nella nostra città.

E’ poiché in questa città si raduna il patrimonio idrologico italiano più cospicuo, più vasto, più vario, e più ricco, non solo di efficacia terapeutica, ma bensì anche di tradizione storica, medica, e persino religiosa, e poiché per disavventura, questo cospicuo patrimonio giace abbandonato inerte, infruttifero per colpa degli uomini, ho voluto meditare e scrivere questo libro…”, faccio mia questa efficace notazione – inserita nella prefazione dell’autore, Enrico Ghezzi, al suo prezioso volume “Sciacca antica Terme selinuntine”, edito già subito dopo la prima guerra mondiale e meritoriamente ripubblicato nel 1960 dalla soppressa Azienda Autonoma delle Terme- per introdurre questo mio modesto contributo alla causa della “riapertura”.

In verità quando il Ghezzi scriveva e metteva su carta le sue documentate e dotte ricerche, le Terme di Sciacca non erano sicuramente totalmente inoperanti, come avviene solo ora alla fine del primo ventennio del secolo XXI, e – come si può desumere anche dalla lettura del più recente e pregevole libro di Giuseppe Verde, Il Termalismo di Sciacca, dalla preistoria al XX secolo – forse questo è il primo periodo nella storia dell’umanità che le Terme di Sciacca giacciono completante inutilizzate, con le strutture gravemente deteriorate e le cui adiacenze sono spesso ulteriormente deturpate da quella piccola, ma estremamente attiva e instancabile, parte del popolo saccense che è solita abbandonare la spazzatura in ogni dove, pur di non portarla all’isola ecologica o conferirla in modo estremamente semplice e comodo secondo i turni della differenziata.

La vicenda ha del surreale. Finito il periodo del Termalismo convenzionato con la sanità pubblica, si era subito intuito che un’impresa termale doveva necessariamente intraprendere la strada delle cure affiancate al “benessere”, gestite da una SPA, struttura che opera nel settore “wellness” legato all’utilizzo di acque termali. Attività per le quali è subito sembrata più adatta un’agile impresa a carattere privato. Ma alla Regione forse hanno fatto confusione e hanno “creato” una SpA, una società per azioni in mano pubblica, che, per farla breve, ha finito solo con il complicare l’iter burocratico, quando si è compreso che era più utile predisporre un bando per l’affidamento della gestione ad un imprenditore privato.

La storia è risaputa. La Regione in sei anni non è riuscita a trovare un partner privato. Ora, a seguito di proteste e sollecitazioni provenienti da associazioni, comitati e dall’Amministrazione comunale pare si voglia intraprendere la “via” del ripristino di beni e strutture termali gravemente compromesse dall’usura del tempo e dalle pratiche vandalistiche per renderli più appetibili agli occhi di chi vuole farsi avanti per assumerne la gestione. Sembra una pericolosa complicazione, foriera di tempi lunghi ed ulteriori colpevoli ritardi che potrebbero avere conseguenze nefaste.

Bisogna invece insistere sul bando, allungando i tempi della concessione e soprattutto della sospensione temporale del pagamento del canone, tenuto conto delle somme sempre più ingenti necessarie per ripristinare le strutture e riportarle a completa funzionalità, quantificando e comparando un canone annuo d’affitto equo e i capitali necessari per le ristrutturazioni.

Si potrebbe anche inserire e ricomprendere nel bando e nel patrimonio regionale da affidare in gestione anche il Teatro Samonà. La cui ordinaria gestione, bisogna con pragmatismo prenderne atto, non potrebbe essere portata avanti da un Ente pubblico, considerati i costi imposti da una struttura da circa mille posti in una cittadina di quarantamila abitanti. Basti pensare alla crisi economica, a volte irreversibile, in cui si dibattono prestigiosi teatri di grandi città metropolitane. Il teatro assieme agli alberghi in gestione privata potrebbe consentire il turismo congressuale che permetterebbe di destagionalizzare l’attività turistica e consentirebbe all’imprenditore affidatario di puntare sul turismo termale, sul turismo balneare e sul turismo congressuale con un’offerta rara, se non unica. Naturalmente ciò non escluderebbe l’utilizzazione del magnifico complesso progettato dal Samonà anche per la sua vocazione principale: le rappresentazioni teatrali e gli spettacoli in genere. Unico vincolo da imporre quello dell’immodificabilità strutturale di tutti beni e della loro destinazione.

Andando alle forme di protesta: assurdo di certo buttarla in “politica” da parte di chiunque. La “marcia su Palermo” è stata penalizzata da indubbie difficoltà logistiche e dalla nefasta e gravemente condizionante pandemia, ancora incombente. Appare una buona idea l’iniziativa denominata “una lettera al giorno”, ma sarebbe da ampliare trasformandola in “una lettera una sola volta” inviata, però, con un testo predisposto sul sito internet dell’Amministrazione comunale, da ogni sciacchitano di buona volontà con posta ordinaria. Considerato che a Sciacca ci sono – anche in un momento di crisi demografica – circa 15.000 famiglie, se un terzo di esse inviasse una lettera al Presidente della regione, 5.000 buste potrebbero fare efficace opera di persuasione inondando la preziosa scrivania di Palazzo d’Orleans.

Renato Modica