Terremoto Girgenti Acque, rischio concreto di rimanere a secco. Fatti e misfatti, ritardi e negligenze, intervenga la Procura
PROVINCIA DI AGRIGENTO. Tanto tuonò che piovve, si dice. Ma almeno scende acqua dal cielo. I tuoni scatenati dalle dimissioni del commissario prefettizio Giuseppe Massimo Dell’Aira – che insieme a Gervasio Venuti, formava il duo della gestione commissariale prefettizia della Girgenti Acque -invece, acqua non ne fanno scendere, anzi c’è il serio e concreto rischio che dai rubinetti dei cittadini della provincia di Agrigento esca il niente.
Una miscela esplosiva preparata da un misto di fatti e avvenimenti, fatti e misfatti, fatti e accadimenti. E in tutto ciò assume un ruolo cardine la perdita di tempo dell’Ati Ag9 che, dalla famosa interdittiva prefettizia in capo alla Girgenti Acque, la nomina della gestione commissariale della medesima società idrica, ad oggi ha accumulato un ingiustificato ritardo nella messa in attività della nuova società che doveva gestire il servizio idrico integrato nella nostra provincia. Sono passati tre anni e ancora la nuova società, la nota “Consortile”, deve essere costituita.
Il grave ritardo accumulato dall’Ati Ag9, le dimissioni del commissario dell’Aira che contengono pesantissime accuse, hanno di fatto gettato le basi per la “sospensione dell’erogazione dei servizi” di cui lo stesso dell’Aira cita nella sua lettera di dimissioni. Essendo il magistrato Dell’Aira uomo serio, preparato, onesto e conoscitore della realtà del servizio idrico agrigentino, il rimanere a secco d’acqua nella nostra provincia è più che un rischio e diventa sempre più un evento concreto e gravissimo.
La politica in tutto questo non è immune, basta ricordare che l’assemblea dell’Ati Ag9 è composta dai sindaci, come il direttivo. Vi sono gravi responsabilità che non giustificano la evidente perdita di troppo tempo. E’ auspicabile che la magistratura inquirente di Agrigento faccia piena luce su quanto accaduto anche perché il forte ritardo nel far partire la nuova società cozza con la gestione commissariale prefettizia che doveva avere il profilo della temporaneità. Invece, tutto si è prolungato in modo negligente e con imperizia.
Né può essere sottaciuta una vicenda nella quale c’è di mezzo l’acqua, il bene vitale per l’uomo, dunque essenziale.
Le dimissioni del commissario Dell’Aira scoperchiano di botto una pentola pronta a eruttare un minestrone in cui la superficialità della politica è l’ingrediente base. Interdittiva antimafia della Girgenti Acque, situazione fallimentare della medesima società con cifre da 100 milioni di euro che segnano l’impossibilità di soddisfare i creditori, superficialità e negligenza dell’Ati e, quindi, della politica, che prima con l‘Ato e poi con l’Ati ha creato la condizione di stallo.
Le dimissioni di Dell’Aira fanno imbufalire l’ex commissario prefettizio che reputa “illegittimo il “commissariamento” dei commissari prefettizi ad opera del commissario giudiziale, che rivendica poteri in contrasto con l’ormai consolidata giurisprudenza di merito dei Tribunali, non solo agrigentini, sulla netta autonomia tra l’azione della gestione prefettizia e quella effettivamente riferibile all’insolvente Girgenti Acque spa, in “collegamento” con la Hydortechne”.
La Sezione fallimentare del Tribunale di Palermo ha nominato il commissario giudiziale, Aurelio Mirone, che ha il compito di valutare l’ammissibilità dei debiti della Girgenti Acque (ammontanti ad oltre 100 milioni di euro) a procedure “agevolate” previste dalla norma. Girgenti Acque ha oltre 100 milioni di euro di debiti.
Sarà difficile se non impossibile far fronte al concordato. La cifra è enorme e Girgenti Acque non dispone di beni tali da addivenire ad un punto di incontro con i creditori. Né può contare su crediti derivanti da bollette perché molti sono inesigibili. La vicenda è destinata alla soluzione estrema del fallimento senza una azione di concordato che è reso assai difficile. Con le conseguenze molto evidenti, disastro.
Tra i motivi dettagliatamente e ampiamente spiegati da Dell’Aira c’è un passaggio importante e preoccupante nel contempo e che fa bene trasparire la discrasia tra la convivenza di un commissariamento prefettizio e di uno giudiziale.
Scrive Dell’Aira nella lettera di dimissioni: “Ne segue che i soggetti investiti di quel munus publicum non possano e non debbano sottostare a disposizioni che presuppongono il condizionamento delle loro scelte esclusive ed autonome, da ispirare al solo fine pubblico, “alla vigilanza” di un Commissario con funzioni e ruolo totalmente diversi, sia per investitura che per competenza “privatistica” (quello giudiziale). Invero, il munus publicum dei Commissari prefettizi consiste nell’assicurare, utilizzando l’azienda autoritativamente acquisita nel pubblico interesse dal Prefetto, e resa loro disponibile allo scopo, la prosecuzione senza soluzione di continuità di servizi di interesse generale, già in concessione alle società interdette antimafia e quindi dalle stesse non più espletabili, fino a nuova determinazione del soggetto, anch’esso pubblico (ATIAG9), titolare per legge della funzione ed esclusivo ‘fruitore diretto” dell’attività spiegata”.
La questione del servizio idrico assume la forma di una bomba nucleare che presto esploderà con il rischio concreto che i cittadini della provincia agrigentina si trovino davanti ad una crisi di erogazione del servizio senza precedenti.
Un rischio che diventa quasi certezza e Dell’Aira lo mette per iscritto: “Queste incongrue pretese, indonee già sul piano della pura logica a dimostrare l’erroneità delle pretese da cui procedono produrranno a breve l’inevitabile sospensione dei servizi pubblici, rispetto alla quale è mia intenzione non solo sin da ora declinare qualsivoglia responsabilità civile e penale, ma soprattutto portare ad immediata conoscenza della competente Procura le cause che possono produrre un gravissimo stallo nella cura dei diritti essenziali dei cittadini”.
Filippo Cardinale
ECCO LA LETTERA DI DIMISSIONI: Lettera Dimissioni Avv. G.M. Dell’Aira