Acqua, Intercopa rileva norme rigide per chi vuole gestire in house
SCIACCA. Il comitato per l’acqua pubblica “Intercopa” tira fuori qualche dubbio dopo che il commissario, sostituendosi al consiglio Comunale di Agrigento, ha approvato l’affidamento della gestione all’Azienda Speciale Consortile.
“Volendo essere tendenziosi – dice il coordinatore Franco Zammuto – sembra che Draghi conoscesse la condizione dell’ATI della provincia di Agrigento per avere proceduto all’abrogazione del famigerato art. 147, comma 2/bis del decreto legislativo 152/2006, introducendo nel PNRR ( Piano Nazionale Rinascita Resilienza) l’art. 19 , molto più rigido e stringente per la concessione della gestione in house dell’acqua”.
L’articolo a cui fa riferimento Zammuto dispone che la gestione in house si concede, oltre che per i requisiti relative alle fonti qualitativamente pregiate, le sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette, solo “…sul presupposto dell’impossibilità per il gestore unico di operare in maniera più virtuosa rispetto al singolo comune”, e per questo “I Comuni interessati dovranno dimostrare in concreto e non per mera affermazione di fatto che il servizio è gestito in maniera economica efficiente ed efficace, provando che le tariffe coprano i costi del servizio, di gestione, di investimento i costi ambientali della risorsa…” , oltre a molti altri adempimenti.
In realtà il Governo ritiene di poter porre rimedio alla frammentazione della gestione e ai ritardi con cui i Servizi Integrati Idrici (SII) di regioni come Sicilia, Calabria e Campania procedono alle ricognizioni e individuazioni delle procedure di attuazione da seguire per ridurre le tante infrazioni che l’Europa ci contesta. “Si è dovuto fare ricorso alla nomina di Commissari per accelerare le procedure che, come stiamo imparando – dice Zammuto – spesso il rimedio è peggiore del problema. Addirittura, nella nostra Sicilia molti casi a si è ottemperato all’obbligo di costituzione delle stesse ATI”.
“Il comitato Inter.Co.PA – dice Zammuto – da sempre convinto che a nessuno degli otto comuni della nostra provincia che si sono tenuti la gestione delle acque spettasse l’applicazione dell’art 147, auspica che l’articolo “stringente” del Governo possa rappresentare la soluzione al problema dell’ATI in provincia di Agrigento, anche se quello che impedisce la soluzione dei problemi non è solo l’art. 147 ma quello che molti definiscono “burocrazia”, termine che spesso comporta atteggiamenti di ignavia, superficialità, ignoranza incompetenza, e a volte anche di bassa politica”.