Covid, ecco perché il quadro epidemiologico a Ribera è serio. Attualmente l’indice è di 281 (ben oltre la soglia di 250)

RIBERA. La situazione epidemiologica di Ribera è seria e grave. Va affrontata richiedendo il massimo al senso di responsabilità, sia civile che politico. Una guerra si vince insieme e non disperdendo energie che possono distogliere l’attenzione che deve essere rivolta ad evitare la facilità di diffusione del virus. Un dato è certo, anche se non pochi ancora sottovalutano la forte capacità del virus di trovare chi lo ospita. E dai numeri di marzo, e della prima settimana di aprile, è abbastanza facile comprendere come tutti i numeri diano la rappresentazione plastica che Ribera vive dal punto di vista epidemiologico.

Se il danno è fatto con l’aiuto di comportamenti che hanno eluso le tre semplici ma essenziali misure anticontagio, replicarlo è da stolti. Allora, appare fin troppo evidente che adesso è bene porre fine ad ogni occasione che può deragliare dal binario l’attenzione alla lotta contro il covid.

Ribera oggi, in proporzione alla sua popolazione è la città che ha il più alto numero di contagi. Gli attuali 188 rappresentano una cifra che colloca la città al primo posto tra numeri di contagiati e numero di residenti. Da non dimenticare che il numero dei residenti reali è inferiore a quello dell’Istat.

Va detto subito che il rapporto tra guariti e nuovi soggetti in trattamento è impari. Prendiamo in considerazione gli ultimi 15 giorni, dal 23 marzo al 6 aprile.

Il 23 marzo i soggetti in trattamento erano 103, mentre il 6 aprile sono 188. In 15 giorni ben 85 nuovi positivi si sono aggiunti a quelli precedenti. Nello stesso periodo, i guariti sono stati 67, passando da 262 a 329 (cifra complessiva dall’inizio della pandemia). Dunque, il saldo, purtroppo, è a favore dei nuovi positivi. Del resto, il grafico seguente riporta agevolmente la visione di quanto accade. La linea arancione dei guariti è piuttosto lineare, lievita lentamente, mentre la linea blu dei soggetti in trattamento ha una impennata. Dunque, se è vero che l’Asp comunica guariti, è anche vero che comunica un numero superiore di nuovi contagiati. Questo significa che il virus è presente, circola, trova ospitalità.

Ed è in tale contesto che Ribera ha bisogno di fare quadrato con i lati del senso civico, della responsabilità politica, dell’osservanza scrupolosa delle misure anticontagio.

Qualora non fosse chiaro, ancora, la situazione epidemiologica riberese, il grafico che segue dà la rappresentazione inequivocabile dell’alto indice di contagio a Ribera. Quel famoso indice di 250 su 100.000 abitanti, indice che fa scattare la zona rossa. La formula include i soggetti in trattamento, i guariti, i decessi. La soglia di 250 è stata raggiunta e superata già il 25 marzo e fino a ieri, 6 aprile, essa rimane molto al di sopra. Questo grafico lo mettiamo a disposizione anche di qualcuno che molto inopportunamente ha insinuato che non sappiamo fare i conti. I conti li sappiamo fare e lo dimostriamo. Negli ultimi 7 giorni l’indice è stato costantemente superiore (di molto anche) a 250.

Il sindaco di Ribera, Matteo Ruvolo, si concentri a fondo sulla situazione epidemiologica. Faccia affidamento solo alla realtà, ai dati certi. In qualità di primo cittadino ha bisogno di riprendere in mano le redini, il timone e tenere dritta la barra. Abbia obiettivo unico l’ufficialità dei dati ricevuti con documenti e non con conversazioni telefoniche. La situazione a Ribera richiede la massima attenzione, la massima serenità. L’obiettivo, adesso, è quello di essere determinati, rigorosi. Il traguardo quello di azzerare le alte cifre epidemiologiche che accompagnano la vita riberese. Il sindaco prenda in mano la situazione e sia pungolo costante sia con l’Asp di Agrigento, sia con la Presidenza della Regione. Da parte del nostro giornale, al sindaco non mancherà il sostegno per il bene della città in questa situazione epidemiologica così grave. Ecco perché abbiamo sottolineato, con un articolo a parte, che aver interrotto la continuità temporale delle zona rossa sia stato un grosso errore.

Filippo Cardinale