“Io sono Gesù”, il libro di Giuseppe Calaciura consigliato da Ornella Gulino
SCIACCA. Il libro che Ornella Gulino, titolare della libreria Ubik di Sciacca (via Licata) propone in questi giorni di festività pasquali per il secondo anno in piena pandemia- è “Io sono Gesù” di Giuseppe Calaciura edito da Sellerio editore.
Si tratta di una scelta che parrebbe intonarsi al clima di religioso festeggiamento per la resurrezione di Cristo (ed in parte sicuramente lo è) ma che è soprattutto dettata dalla volontà di far conoscere al pubblico questo piccolo gioiello.
La narrazione dello scrittore palermitano ci racconta degli anni di Gesù dalla nascita ai suoi 30 anni. E’ il racconto tenero di un bambino che ha paura dei temporali e nasconde la testa sotto l’ascella della madre, la quale per consolarlo gli racconta la storia della sua nascita. Quella storia per lui è sempre stata una favola che aveva l’odore della mamma e negli anni successivi crede che sia una bugia raccontata dalla madre per far apparire speciale agli occhi del figlio il suo ingresso nel mondo, tanto che vorrà verificare personalmente l’esistenza di quei posti, dei luoghi impervi dove Maria dice di averlo messo al mondo.
E’ la storia di quel bambino costretto nella sua infanzia a doversi spostare di continuo e, per non lasciare tracce di sé, raccogliere nella fuga i giocattoli che il padre Giuseppe gli costruiva. E’ il racconto di quell’adolescente che fugge dal villaggio e dalla madre alla ricerca di quel padre che è fuggito e che potrebbe rispondere ai tanti dubbi sulla sua infanzia.
E’ il racconto delle avventure di Gesù, delle scorribande con il cugino Giovanni che è quanto di più vicino a un fratello per lui. In questo romanzo conosciamo Gesù come un ragazzo coraggioso ma preda delle ribellioni adolescenziali che turbano tutti i ragazzi, un ragazzo che si innamora, che sbaglia come tutti.
Calaciura non vuole consegnare al lettore un vangelo apocrifo ma un romanzo che vuole immaginare e raccontare come possa essere stata l’infanzia e l’adolescenza di quel Gesù prima che diventasse Cristo.
“Sono nato a Betlemme, tret’anni fa. Mia madre, quando ero bambino, raccontava la notte leggendaria della mia epifania per rendermi sopportabili i lunghi viaggi a dorso di asina, quando non aveva altre meraviglie da indicarmi nell’orizzonte del deserto, né animali, né profili di rocce e di pietre, e nemmeno nuvole che potessero accendere la mia curiosità con fantasie di volti umani, quelli dei parenti mai conosciuti che mia madre mi suggeriva in quell’aridità per rendermi più familiare il destino dell’esilio. Non avevamo il dono di essere stanziali. Erranti, perseguitati da pericoli reali e persino immaginari, dagli uomini, dalla natura, almeno sino al compimento del mio quinto anno. Mia madre raccontava la mia prima alba per alleviare il dolore del tramonto che mi provocava crisi di malinconia ed eccessi di pianto Scendeva la sera e io chiedevo il mattino. E quando cominciavano a scivolare le lacrime mia madre iniziava il suo racconto. Mi raccontava me stesso, per consolarmi”.