Oggi la Polizia di Stato celebra i 40 anni della legge di riforma
IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SERGIO MATTARELLA
I quarant’anni della legge di riforma dell’Amministrazione della pubblica sicurezza coincidono con un altro anniversario che il 2021 ci consegna: i 160 anni dell’Unità d’Italia. Sono ricorrenze tra loro intimamente collegate. La Polizia è uno dei volti dello Stato. La storia della Polizia è parte del racconto della edificazione dello Stato unitario, ne ha seguito l’evoluzione costituzionale garantendo lealtà nello svolgimento dei suoi compiti di autorità preposta al mantenimento dell’ordine pubblico.
La legge 121 del 1981 è caposaldo vivo e vitale dei nostri tempi: ha rapportato l’agire della Polizia nella società ai valori della Costituzione repubblicana, affidandole una missione non dissipata in un compito meramente securitario, bensì proiettata esplicitamente verso la cura dell’ordine democratico del Paese.
Una funzione scolpita nell’art. 24 quando, al primo posto tra i compiti della Polizia di Stato, troviamo indicata la tutela “dell’esercizio delle libertà e dei diritti del cittadino”.
Questa nuova ontologia, già rintracciabile nel ruolo affidato alla Polizia di Stato sin dall’inizio della stagione repubblicana, si fa palese e si rafforza proprio con la legge del 1981 – approvata dal Parlamento con un largo concorso sia delle forze di maggioranza sia di quelle di opposizione – offrendo maggiore luce al ruolo delle donne e degli uomini impegnati “al servizio delle istituzioni democratiche”.
La Polizia nel contesto costituzionale si pone come presidio di sicurezza che concorre a rendere vera la libertà di esercizio dei diritti garantiti dalla Carta fondamentale.
I principi ispiratori della riforma – che vanno quotidianamente vissuti per renderla effettiva – hanno contribuito a ribaltare l’immagine antica – forse mai totalmente rispondente alla realtà – di un corpo dello Stato vocato a funzioni puramente repressive per imporre un ordine gradito al potere di turno.
La polizia moderna nella logica costituzionale propria della riforma dell’81, è oggi un corpo dello Stato che i cittadini riconoscono come amico, accessibile ed aperto, elemento di coesione.
Una ’empatia democratica’ guadagnata sul campo anche nei giorni durissimi di questo annus horribilis appena trascorso, ma nata negli anni difficili del terrorismo, nutrita, nei lunghi 40 anni dall’introduzione della riforma, dal lavoro e dal sacrificio dei suoi componenti. Un impegno lungo che ha prodotto così i suoi effetti.
Uno dei caratteri più significativi di quella riforma, che introdusse principi moderni sia dal punto di vista organizzativo – si pensi alla dimensione dipartimentale – sia valoriale- si pensi alla parità di genere nella struttura del Corpo – è rappresentato dalla attuazione del fondamento pluralistico.
La parola pluralismo fa parte di una endiadi indissolubile con la parola democrazia e richiama il lemma latino plus, che evoca l’idea di “incremento”.
Il pluralismo implica incremento di democrazia e la Polizia di Stato recepisce questo principio facendolo elemento costitutivo. Una struttura inclusiva, con il pluralismo delle voci sindacali, il metodo meritocratico, la parità di genere sancita per la prima volta nell’impianto normativo delle amministrazioni pubbliche, con chiari riferimenti alla sua realizzazione con parità di attribuzioni, di funzioni, di trattamento economico e di progressione di carriera per il personale sia di genere maschile sia di genere femminile.
La capacità di operare in organismi interforze, di interagire con i territori, di porsi come struttura flessibile in grado di rispondere all’evoluzione della società italiana sovvenendo ai nuovi bisogni di tutela che essa pone, rappresentano ulteriori caratteristiche dell’assolvimento pieno del concetto di servizio che connota l’identità delle forze di Polizia e che si declina perfettamente col servizio alla democrazia costituzionale che è intrinsecamente pluralista e significa, dunque, servire tutti i cittadini e nel rispetto dei diritti di ognuno.
Per i tanti fronti di impegno, memori dei sacrifici e del prezzo di vite pagato nell’assolvimento dei compiti, rinnovo la riconoscenza della Repubblica a tutti gli operatori della Polizia chiamati a vivificare ogni giorno la missione loro assegnata dalla Legge perché, come recita il loro motto: “Sub lege libertas”.