“Stai zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più”. Il consiglio letterario di Ornella Gulino

SCIACCA.  Il consiglio letterario di Ornella Gulino, titolare della libreria Ubik di Sciacca (in via Licata)  arriva puntuale con cadenza settimanale. Ornella ci propone una lettura per sottoporre all’attenzione dei lettori un tema di forte attualità.

Da un paio di settimane occupa il primo posto nelle classifiche di vendita “Stai zitta” di Michela Murgia pubblicato da Einaudi. L’autrice stessa nelle prime pagine ci spiega il bisogno più che la scelta di scrivere questo libro. Nel maggio del 2020 infatti, durante una trasmissione radiofonica, Raffaele Morelli ha una discussione abbastanza animata con Michela Murgia e al culmine della lite lo psicologo le urla di stare zitta.

Questo fa si che l’autrice cominci a riflettere sulle motivazioni che spingono ancora ai giorni nostri determinati uomini a non riuscire a sostenere un contraddittorio con una donna adducendo le motivazioni più varie: il tono di voce delle donne sarebbe più indisponente, le donne sarebbero accomunate dalla volontà di avere sempre ragione, sarebbero inclini all’isteria e all’esagitazione, fino ad arrivare addirittura a “hai ragione ma sbagli i toni”.

E’ come se nella testa di tutti (e tutte) ci fosse qualcosa di insopprimibilmente fastidioso nell’idea che una donna possa non solo avere un’opinione- dice la scrittrice- ma addirittura contrapporla a quella di un uomo, per cui se lo fa , che si prenda anche le conseguenze che ne derivano.  Come a dire quindi, lo hai provocato ed ora accettane le ripercussioni, frase che ci rimanda alla malsana convinzione che spesso le donne vittime di abusi lo abbiano meritato per il solo fatto di aver indossato la minigonna.

La riflessione di Michela Murgia si estende a farci notare tante altre disparità di genere spesso talmente sottili da non essere notati ad uno sguardo più superficiale e per le quali bersaglio dell’autrice non sono solo gli uomini poiché spesso i peggiori nemici delle donne sono proprio le altre donne.

Ci viene raccontato come spesso la maternità venga vista come un modo per umanizzare o addirittura per migliorare le abilità di una donna o di come una donna potente riesca a incutere meno timore perché mamma.

Allo stesso tempo le donne che nonostante la maternità decidano di fare carriera e non sacrificarsi per la famiglia vengano considerate spietate e insensibili mentre lo stesso non si direbbe mai di un uomo e la frase “vivo per il mio lavoro” detta da un padre di famiglia sarebbe ritenuta accettabile e in grado di legittimarne la leadership.

Insomma Michela Murgia ci fa capire come ancora nel 2021 il maschilismo non possa dirsi del tutto superato pertanto leggere libri come questo possa aiutare a riflettere e sfatare molti stereotipi purtroppo duri a morire.

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