Fondi europei per reti idriche: la U.E. abolisce la gestione “in house” e impone l’affidamento a gestori terzi
SICILIA. Affidamento dei Servizi idrici integrati a gestori diventa un obbligo per avere i fondi europei. Una novità che, certamente, farà insorgere i sostenitori del servizio pubblico, e che riguarda il futuro delle reti idriche. La normativa prevede che i fondi europei per il settore delle utility, per avere il contributo pari al 100%, si possano spendere solo nelle Regioni del Sud. Ma a condizione che le pubbliche amministrazioni si siano adeguate alla normativa europea che abolisce la gestione “in house” e impone l’affidamento a soggetti gestori terzi rispetto all’ente pubblico proprietario della rete e delle risorse.
La scheda del “Recovery Plan” rileva, in proposito, che, ad esempio, in Sicilia sono ancora 233 i Comuni che gestiscono in autonomia le reti idriche. La stessa scheda precisa che i fondi del “Recovery” potranno essere assegnati soltanto alle amministrazioni che si adegueranno alla norma europea entro il secondo quadrimestre
del 2022.
Il che significa costituire gli Ato idrici e affidare con gara i Servizi Idrici Integrati. Sono in corso trattative con la Regione siciliana per arrivare alla stipula di un protocollo che favorisca e regoli questo processo di transizione.
La logica della trasformazione è quella di riunire tanti piccoli Comuni privi di mezzi finanziari in grandi soggetti gestori (il testo parla di «sviluppare operatori di servizi idrici integrati, pubblici o privati») che abbiano l’efficienza, la competenza, la forza finanziaria e operativa per realizzare gli interventi necessari ad ottenere risparmi di
risorsa, tutela dell’ambiente e abbattimento delle bollette.
Viene citato un esempio concreto che ci riguarda da vicino: quello dei progetti di rifacimento delle reti idriche e di depurazione dei territori di Partinico, Altavilla Milicia
e Bolognetta, in provincia di Palermo, oggetto di procedura di infrazione da parte dell’Ue, il cui costo è tale da non potere essere coperto attraverso aumenti tariffari
in bolletta.
La revisione in chiave ambientale dei servizi pubblici non può non affrontare l’altra spinosa questione del Sud, la gestione dei rifiuti. La scheda prevede interventi
per la realizzazione di impianti di trattamento e recupero nelle grandi città del Sud che ne sono carenti (Napoli, Reggio Calabria e Palermo) e sistemi di raccolta
moderni che favoriscano lo sviluppo della differenziata.