Una vergogna lunga sei anni. Oggi funesto anniversario della scelleratezza della politica (fotogallery)

SCIACCA. Erano belle, imponenti ed identitarie. Erano belle e sono morte. Una mattina di sei anni fa, il Governo di centrosinistra guidato da Rosario Crocetta, ora in relax a Tunisi, avallò la chiusura delle strutture delle terme di Sciacca. Di botto, di colpo, senza riflettere. Cancellate come si spazza via uno scritto dalla lavagna.  Cancellate con la scelleratezza che una politica inadeguata, incapace – che non vede oltre il proprio naso, utile solo ad allungarsi per dire bugie – la quale rimane immune da ogni colpa. Come da responsabilità rimane immune una classe dirigente regionale che è complice dell’assassinio della risorsa termale, volano della città e del territorio. Crocetta chiuse ma altri non hanno aperto. Ecco il comune denominatore di una responsabilità politica che rimane impunita.

Sei anni di responsabilità senza che nessuno paghi, senza che le autorità giudiziarie, specie quelle amministrative, avvertano l’esigenza di rincorrere gli autori del degrado di un patrimonio pubblico di grossa entità.

Era il 6 marzo del 2015 quando arrivò la delibera di chiusura delle terme di Sciacca. Tanta la fretta che non si pensò si pulire le condutture dal fango termale. Ora tutte cementate e irrimediabilmente distrutte. Chiuso il bar, la cui motivazione è tutt’ora un segreto di Stato. Chiuso il Grand Hotel delle Terme, la cui dismissione rimane altro mistero. Chiuse tutte le altre strutture.

Chiuso il parco delle terme che ha offerto anche la pagliacciata della “inaugurazione” di due giorni. Era il 14 agosto 2019 quando venne da Palermo il duo Musumeci-Armao che, con il sindaco Francesca Valenti col fiocco tricolore in mano (che poi nascose su indicazione di Musumeci) diede “un segnale alla città”: la riapertura del parco delle Terme. Due giorni dopo fu chiuso per la caduta di una bimba in un pozzetto lasciato aperto (processo in corso il cui imputato è il sindaco).

Una città funestata da scelte funeste. Una città che vive la farsa di due bandi andati a sbattere contro l’inefficienza della loro capacità attrattiva. Adesso è stata lanciata l’idea di coinvolgere l’Inail alla quale vendere le strutture. Nulla si sa. Forse è meglio perché ogni volta che la politica proferisce parola è un disastro. Quella politica incapace di amministrare un condominio e che intende amministrare una Sicilia che arretra sempre più e che fa scappare i giovani con un biglietto di sola andata.

Oggi è il sesto funesto anniversario. Non resta altro che porgere una cesta di vergogna alla classe politica e a quella parte di dirigenza regionale che ha consentito di distruggere le terme di Sciacca. Tanta vergogna, con l’auspicio che la loro faccia possa, almeno, arrossire. Arrossire di vergogna.

Filippo Cardinale