Sicilia, riqualificazione rete ospedaliera: 18 cantieri della Regione aperti in Sicilia. Al traguardo Ribera e il Garibaldi di Catania
RIBERA. La Sicilia è prima nella riqualificazione della rete ospedaliera. Sono 79 i progetti, 18 dei quali già in cantiere fra cui tre già conclusi e prossimi all’inaugurazione, altri 12 in opera entro fine marzo. Obiettivo, dare alla Sicilia 520 nuovi posti di terapia intensiva e riconfigurare 27 pronto soccorso dotandoli di percorsi separati per i pazienti sospetti Covid.
L’avvio delle attività della struttura di gestione risale al 15 ottobre 2020. «In diciotto cantieri siamo già al lavoro – afferma l’ingegnere D’Urso – entro fine marzo ne apriremo altri 12, entro giugno le opere più semplici saranno concluse e tutti gli interventi previsti saranno avviati. Eccetto due, più complessi, che riguardano l’ospedale Cervello-Villa Sofia di Palermo e che partiranno comunque entro fine anno.
Va avanti spedito il Piano di potenziamento delle strutture sanitarie siciliane, gestito dalla struttura snella che fa capo al presidente della Regione Nello Musumeci, nelle vesti di commissario delegato, guidata dall’ingegnere Tuccio D’Urso e composta da quattro funzionari regionali. Tanto da fare della Sicilia la prima regione d’Italia nell’avanzamento del programma di riqualificazione della rete ospedaliera. Il Piano riguarda 16 delle 19 Aziende ospedaliere della Regione: il punto d’arrivo è portare a 700 i posti di terapia intensiva complessivamente disponibili nell’Isola e adeguare le strutture dei pronto soccorso. E’ prevista una spesa di 240 milioni di euro, provenienti dal Piano nazionale varato dalla struttura commissariale guidata fino a ieri da Domenico Arcuri e da un co-finanziamento della Sanità regionale.
Intanto ci sono già i primi interventi in dirittura d’arrivo: le terapie intensive all’ospedale Garibaldi centro a Catania e quelle dell’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera, in provincia di Agrigento. Quest’ultimo risultato è significativo poiché i posti letto dell’Unità Operativa Complessa di Medicina dell’ospedale di Sciacca, “requisiti” per necessità nel corso dalla crisi epidemiologica in atto e destinati al trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, tornano alla loro destinazione originaria. Tutto ciò è reso possibile grazie all’attivazione di 12 posti di degenza ordinaria Covid presso il presidio ospedaliero di Ribera. Qui convergeranno gli eventuali ricoveri degli ammalati da coronavirus grazie al completamento delle azioni di verifica preventiva che hanno dato il via libera da ieri, lunedì 1 marzo, alla funzionalità della degenza ordinaria Covid al “Fratelli Parlapiano”. Si tratta di un duplice, importante risultato che consente di riportare alla normalità le funzioni dell’Unità di Medicina del “Giovanni Paolo II” e, contestualmente, inaugura l’utilizzo specifico del Covid-Hospital di Ribera. Presso l’ospedale crispino sono in dirittura d’arrivo gli interventi che porteranno ad un ulteriore ampliamento a quaranta posti della degenza ordinaria Covid e all’attivazione delle terapie intensiva e sub-intensiva. Uno sforzo notevole se si pensa che il cantiere è stato aperto il 4 novembre scorso e si è proceduto con i lavori di “demolizione” dei reparti collocati al secondo piano per poter procedere all’adeguamento strutturale e impiantistico. Un lavoro costante e impegnativo da parte del commissario starordinario dell’Asp di Agrigento, Mario Zappia. Un impegno non compreso solo da singola voce nel deserto che urla, in modo evidente, solo per scopi individualistici.
La struttura ospedaliera di Ribera, la cui sorte era destinata alla chiusura, è ospedale covid, con reparti di degenza ordinaria, sub intensiva e intensiva. Adesso, la classe politica, quella con la P maiuscola, deve far sentire la sua voce in sede di Governo regionale affinché si continui il lavoro con la caratterizzazione del Fratelli Parlapiano in Centro per le malattie infettive. L’attuale emergenza da coronavirus avrà un termine, ma la caratterizzazione della struttura ospedaliere di Ribera come punto di eccellenza per le malattie infettive avrà un futuro che interessa tutta la provincia di Agrigento.
Filippo Cardinale