Misure Covid, la svolta di Draghi. Sobrietà, condivisione delle scelte, unità. Niente scelte all’ultima ora

ROMA. C’è la nuova strategia che il governo Draghi intende mettere in campo per sbarrare la strada al Covid e alle sue varianti in contemporanea con una potente accelerazione della campagna vaccinale. Già domani mattina sul tavolo del consiglio dei ministri arriverà il nuovo decreto legge con «ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell’emergenza epidemiologica». Scontata proroga del divieto di spostamento tra le Regioni, che scade il 25 febbraio, ma potrebbe anche anticipare altre misure, in scadenza col Dpcm in vigore fino al 5 marzo.

Intanto, con Draghi termina l’era della “spettacolarità”.  Rigore, sobrietà nelle comunicazioni, un unico portavoce per il Comitato tecnico scientifico, stop agli allarmi continui dei virologi in tv ma anche invito alle forze politiche ad evitare insistenti appelli a riaperture che in questo momento non sono praticabili. Una nuova linea emersa ieri pomeriggio durante una conference call alla quale Draghi ha invitato i ministri Speranza, Gelmini, Franco, Patuanelli, Giorgetti, Franceschini. Sobrietà, condivisione delle scelte, unità, le linee guida, dunque.

Nessuna zona unica arancione. L’Italia resta a colori con chiusure chirurgiche localizzate dove serve. Da domani si cambia verso: misure adottate con largo anticipo, condivise con le Regioni ma anche con il Parlamento, valutando attentamente le ricadute economiche e rivedendo i parametri per la collocazione nelle diverse zone e per la valutazione del rischio reale delle attività economiche e produttive. Come dire: ristoranti e bar, cinema e musei, palestre e sport di squadra potrebbero essere non tutti ugualmente pericolosi per la diffusione del virus. E soprattutto non accadrà più che ristoratori siano costretti a buttare migliaia di euro di derrate alimentari o gestori di impianti di sci a spendere inutilmente cifre consistenti per chiusure comunicate 24 ore prima.

Insomma, Draghi mette ordine ad una sorta di circo che da un anno domina il mondo della comunicazione, ma anche del protagonismo illimitato alla ricerca della visibilità.

Filippo Cardinale