Canapa, il futuro è positivo secondo Coldiretti
ITALIA. Il futuro delle piantagioni di canapa è più che roseo per il prossimo futuro. E a sostenerlo – ci ricorda il sito Cibdol, con i suoi prodotti con il CBD più puro al mondo – è la stessa Coldiretti, secondo cui negli anni a venire, in buona parte del territorio italiano, le coltivazioni di canapa dovrebbero crescere in maniera molto consistente, permettendo così ai coltivatori di poter trarre delle evidenti soddisfazioni reddituali, e contribuendo a diversificare il comparto agricolo con una produzione dai tantissimi utilizzi, come ad esempio avviene con la produzione di quell’olio di canapa che anche nel nostro Paese è sempre più apprezzato per le sue proprietà.
La necessità di un miglior quadro normativo Nel sostenere queste prospettive rosee sul futuro delle coltivazioni di canapa, Coldiretti si sofferma anche sulla necessità di garantire ai coltivatori un quadro normativo più chiaro, uscendo da quella giungla di controlli e di riferimenti normativi poco uniformi che hanno creato non poche incertezze a tutti coloro i quali avrebbero voluto investire con ancora maggiore incisività in questo comparto.
Di questo ha parlato Coldiretti nel suo primo tavolo di filiera della canapa, dove sono stati coinvolti rappresentanti di tutti i Ministeri interessati dal tema (Politiche agricole, Interno, Giustizia, Sviluppo Economico), oltre a quelli dell’Agenzia delle Dogane, dell’Arma dei Carabinieri, di Crea, di Ismea, di Agea e di tutti gli altri attori del comparto.
I numeri del settore. Secondo la Coldiretti, in Italia i terreni coltivati a canapa nel corso degli ultimi cinque anni sono cresciuti di ben 10 volte, arrivando a superare i 4.000 ettari. Una crescita davvero molto corposa che, tuttavia, non dove far dimenticare quanto siano ampi i margini di sfruttamento.
Fino agli anni ’40 dello scorso secolo, infatti, la canapa era una coltivazione molto popolare nel nostro Paese, tanto che l’Italia era il secondo maggior produttore al mondo, con i suoi 100mila ettari, dietro la sola Unione Sovietica.
Quindi, un costante declino, coinciso con la progressiva industrializzazione, e con l’avvento di quel boom economico che ha fatto abbandonare parzialmente il ricorso alle fibre naturali, per poter preferire quelle sintetiche. A ciò si aggiunga una sempre più pressante campagna internazionale contro gli stupefacenti, che ha demonizzato le coltivazioni della canapa.
Tanti prodotti da una singola coltivazione. Tra i tanti vantaggi che dovrebbero ispirare una migliore sensibilità su questo tema c’è la possibilità di poter sfruttare la coltivazione di canapa per ottenere un ampio e diversificato ventaglio di prodotti. Si pensi, oltre al già rammentato olio di canapa, alla produzione di farina e pane, biscotti e birra, o ancora composti utilizzabili nella cosmetica, o tessuti naturali per la realizzazione di capi di abbigliamento, eco-mattoni per la bioedilizia, il pellet per il riscaldamento.
In tutto, un potenziale giro d’affari di decine di milioni di euro, in crescita, con un rilevante impatto occupazionale che finirà con il coinvolgere centinaia e centinaia di aziende agricole in tutta Italia, dal Nord al Sud Italia, dove tanti nuovi imprenditori, giovani e non solo, stanno guardando con grande interesse al comparto.