Maschere e macchiette sul palcoscenico della crisi di governo

ITALIA.  Sulla crisi di maggioranza e di governo che ha caratterizzato le settimane ultime, nonostante la pandemia in corso, un’analisi è svolta da Calogero Pumilia  su https://www.buttanissima.it/ , il giornale online diretto da Giuseppe Sottile. Un’analisi che ospitiamo sulla nostra testata su gentile concessione dell’autore Lillo Pumilia e del direttore Sottile.

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DI CALOGERO PUMILIA.  Non voglio mancare di riguardo a coloro che hanno il duro compito di trovare una soluzione alla crisi di governo, dal capo dello Stato ai rappresentanti dei partiti. Ma i veri protagonisti delle vicende bislacche di queste settimane, quelli che più di tutti incarnano l’ethos della seconda repubblica – prima delle banane – non sono loro.

Altro protagonista è Alfonso Ciampolillo detto Lello, quello che ha tolto a Scilipoti la palma del principe dei voltagabbana, diventando il bersaglio di innumerevoli contumelie. Io però non ci sto a questa sorta di caccia alle streghe. Ciampolillo non merita di essere crocifisso. Intanto non lo si può chiamare voltagabbana perché non è passato da uno schieramento all’altro. Dopo l’espulsione dal Movimento cinque stelle per mancato pagamento, è rimasto lì pronto a cogliere l’occasione per mostrare la sua retta coscienza e assicurare la permanente adesione ai valori del grillismo. Semmai il suo voto per il governo, anche per le modalità con le quali è avvenuto, ha consentito di far conoscere il senatore barese e la sua “dottrina”. Non credeva alla xylella, contestava i rimedi suggeriti dagli esperti e, per impedire che venissero messi in atto, elesse come residenza un ulivo, e lì, il nuovo Barone Rampante, acquisì le conoscenze necessarie per aspirare alla carica di ministro dell’agricoltura. Il parlamentare che, quando si candidò a sindaco della sua città, ebbe un plebiscito di voti, toccando la strabiliante percentuale dello 0,4, non crede ai vaccini e non farà quello contro il coronavirus. Magari potrà chiedere in alternativa al ministero dell’agricoltura quello della salute, anche perché non è l’unico dei cinque stelle a propugnare una scienza alternativa che, malgrado tutte le verifiche, stenta ancora a sconfiggere le potenti lobbies di quella ufficiale. Ciampolillo era sicuramente una mente illustre già prima che arrivasse al Senato, e tale è rimasto senza nulla togliere o aggiungere alla sua sapienza. Lui va difeso senza esitazione. Il problema, semmai, riguarda chi lo ha portato a palazzo Madama. Se, andando per strada, si imbarca il primo che passa e lo si nomina senatore, questi può essere un cavallo o un quadrupede diverso, con le orecchie più lunghe di quelle del cavallo. Il problema non è il quadrupede. Il problema è Caligola.

Un ruolo non di primo piano lo sta avendo Tatjana Rojc, senatrice e scrittrice triestina di lingua slovena, che ha accettato di passare in prestito, con clausola di riscatto, dal partito democratico che mantiene la proprietà del cartellino, al gruppo dei “responsabili”. Si è sacrificata, così ha dichiarato la senatrice, “per il bene del paese”. Al termine del prestito, magari non avendo toccato palla perché alla sua nuova squadra non vengono riconosciuti i requisiti per essere ammessa al campionato, tornerà gratuitamente al PD.

Ultimo protagonista è un oggetto continuamente citato e dileggiato quando accoglie il fondo schiena degli altri, ritenuto comodo ed utile quando sullo stesso vi si colloca il proprio, di fondo schiena: la poltrona. Da anni ormai, essa viene in molte dichiarazioni di politici e in tanti articoli di commentatori, richiamata e demonizzata, esempio di debordante retorica dell’antipolitica. Per i suoi campioni, pare, che ai politici, di parte avversa si capisce, tocchi svolgere il proprio ruolo stando in piedi perché così riescono meglio a guidare le istituzioni e ad assicurare il bene comune, ché se si siedono, fanno danni. Poi i ruoli si invertono. Ma la poltrona resta sempre un manufatto da demonizzare, da usare per un falò che, se bruciasse tutta la stupidità di molti nostri “statisti”, per alimentarlo verrebbe voglia di buttarci dentro anche le poltrone di casa. Ai politici occorre lasciare solo dei puntuti sgabelli e così, dopo dolorosi effetti sui loro fondoschiena, capirebbero che non è la poltrona il problema, ma le chiappe che vi si poggiano.

(Calogero Pumilia è stato deputato della Democrazia Cristiana ed è autore del libro “La caduta”’ edito da Rubbettino e da pochi giorni in libreria)