Gestione del servizio idrico, “non c’è luce in fondo al tunnel”
PROVINCIA DI AGRIGENTO. “Domani è già il mese di febbraio del 2021, e poco è stato fatto per il Sistema Idrico Agrigentino. Eppure di cose entro il 2020 ne dovevano accadere, ma ad oggi tutto è fermo, e l’acqua ai cittadini continua ad essere somministrata con grande difficoltà, con una gestione commissariale che si vede prolungare nel tempo, nonostante la sua naturale transitorietà e i suoi limiti gestionali ed economici”.
Ad affermarlo, il coordinatore Konsumer Agrigento, Giuseppe Di Miceli, e il responsabile dello sportello della città di Agrigento, Gianluca Cucchiara. Non c’è dubbio che il 2020 è stato l’anno dell’inizio della Pandemia che oggi è ancora in corso. Ma il 2020 è stato l’anno del parto dell’iter “per il rifacimento della rete idrica di Agrigento, tramite una convenzione tra Comune di Agrigento e Ati. Questo consentirà di arginare il 40% delle perdite idriche nella città dei Templi. Questo è l’esempio di quello che la politica, se vuole, può fare a favore di quei cittadini, che oggi pagano 100 per ricevere il 60% del prezioso liquido”.
il coordinatore Konsumer Agrigento, Giuseppe Di Miceli, e il responsabile dello sportello della città di Agrigento, Gianluca Cucchiara, avvertono. “Questo è solo un piccolo passo, in quanto chi gestirà il servizio una volta completata l’opera?” E pongono due interrogativi. Ma chi sarà il gestore? La costituenda consortile? Oppure l’attuale gestione commissariale, che come dicevano prima ha un carattere provvisorio che dura già da 2 anni con non indifferenti problemi economici?”
“Se Agrigento avrà la nuova rete, il resto dell’ambito, le farà perdere il risultato acquisito. Pertanto niente riduzione tariffaria”, chiosano.
“Il Sistema Idrico Integrato ha bisogno della sua programmazione dei suoi investimenti, e per questi ultimi se non sarà approvato lo statuto della costituenda Azienda Speciale Pubblica – Consortile, per tutte le restanti reti degli altri comuni, sarà difficile che attuino”.
La costituzione dell’azienda consortile, i consigli comunali, avrebbero dovuta votarla entro il 31 maggio 2020. A quella data solo i consigli comunali di Montevago e Licata, ottemperarono all”obbligo previsto. Poi, entro il 31 dicembre 2020 avrebbe dovuto, per tutti gli altri comuni inadempienti, farlo il Commissario nominato dalla Regione (che oggi i cittadini dei comuni agrigentini inadempienti, dovrebbero pagare senza che questo abbia raggiunto gli obbiettivi indicati nel decreto di nomina).
“Ancora, proprio perché fuori tempo massimo, i consiglieri comunali, per dirne alcuni, di Agrigento, Favara, Santa Elisabetta ed altri ancora, con la mancata approvazione proprio di questo statuto, si sono resi protagonisti di un danno erariale e politico, nei confronti del proprio ente e dei cittadini che rappresentano”, aggiungono Di Miceli e Gianluca Cucchiara chiosando che “senza dubbio questo statuto va rivisto“.
“Noi, insieme, alle altre Associazioni, lo abbiamo detto nei vari consigli comunali aperti svoltisi precedentemente la delibera dei Sindaci dell’Ati del settembre 2019, che ha approvato questo “obbrobrio giuridico” di statuto”.
Allora che fare? “Approvare definitivamente e velocemente lo statuto della consortile, per poi modificarlo. In questo modo con i finanziamenti pubblici per la rete idrica e fognaria dell’Ati di Agrigento migliorerebbe in modo notevole l’efficienza del servizio con una riduzione tariffaria notevole a tutto vantaggio dei cittadini”.
Altro elemento che manca per far ciò, “è la chiusura del procedimento per il riconoscimento dei requisiti previsti dall’art. 147 del d.lgs. 152/2006, ai Comuni che hanno fatto richiesta.
Oggi, proprio questo ultimo elemento, rappresenta la massima espressione del fallimento della politica, locale e regionale, per non averlo concluso. Già, il Commissario regionale appositamente nominato, ad oggi non ci risulta che abbia posto in essere alcun atto amministrativo in questo senso nonostante il termine del 31 dicembre 2020, indicato del decreto di nomina”.
“Eppure i Sindaci che detengono le sorgenti idriche anziché, svolgere il proprio ruolo politico per la definizione del procedimento, minacciano di rivolgersi alla magistratura per un “processo all’intenzione” (quindi senza alcun valore giuridico), sull’eventuale mancato riconoscimento della gestione in house del servizio idrico, nei propri comuni in danno di tutti gli altri restanti. Già, perché i cosiddetti comuni non consegnatari delle reti, senza la conclusione del procedimento per il riconoscimento dei requisiti dell’art.147, non potranno nemmeno accedere ai finanziamenti per la diminuzione delle perdite idriche e per il miglioramento della depurazione delle loro acque reflue. Quindi quando e se, il loro ingresso sarà finalmente formalizzato il plusvalore delle sorgenti idriche verrebbe ad essere neutralizzato dalle inefficienze delle loro reti”.
In conclusione, Di Miceli e Cucchiara evidenziano che “bisogna evitare che in merito al Servizio Idrico Integrato, anche nel 2021, si pensi che possa esistere un futuro senza considerare ciò che è il presente e ciò che è stato il passato”.