Valle dei Templi, si lavora al recupero del Santuario rupestre
AGRIGENTO. Restituire un sito, consolidare, classificarlo con i più innovativi sistemi tecnologici. Si tratta del Santuario rupestre all’interno del parco archeologico della Valle dei Templi. Era necessario un intervento d’urgenza per riportarlo libero da impalcature e sostegni ormai vetusti, restituendolo alla comunità. Lo si sta conducendo in questi giorni in cui l’area archeologica è forzatamente chiusa al pubblico, ma era un piano già previsto da tempo.
Circa sette anni fa, al Parco si accorsero che il 50 per cento della struttura aveva subito, per uno smottamento del terreno, una rotazione che l’aveva posta in diagonale rispetto al suo assetto originario, rendendola molto pericolosa: era stata allora smontata e conservata. Oggi si è tornati a lavorare per riassemblarla nella sua interezza.
“Il recupero del santuario rupestre – sottolinea l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà – è un ulteriore tassello che si aggiunge a quell’azione capillare di salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali che stiamo portando avanti. Rendere questo sito fruibile è doveroso e costituirà un motivo di interesse ulteriore non soltanto per gli studiosi, ma anche per i visitatori, che potranno così godere di una più ampia offerta culturale. Anche in questo modo si difende e si fa conoscere la plurimillenaria storia della nostra meravigliosa isola, che non ha uguali”.
“Il Parco archeologico Valle dei Templi sta comunque lavorando sull’intera area del tempio di Demetra che è inglobata nella chiesa di San Biagio e comprende il santuario rupestre – interviene il direttore del Parco archeologico della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta -: il progetto è quello di rendere il sito fruibile alle visite in un immediato futuro, in maniera da poter leggere anche questa parte del Parco. Il recupero del Santuario rupestre permetterà di “sanare” un intervento avviato ma mai completato nell’ultimo decennio”.
Il complesso monumentale del Santuario rupestre legato al culto delle acque che sgorgano da due cavità naturali, si trova sul versante orientale di Agrigento, a ridosso del promontorio che culmina con la Rupe Atenea, dove probabilmente sorgeva l’acropoli della città greca, già descritta da Polibio. Ma la storia del sito è estremamente complessa e stratificata. Siamo fuori dal circuito delle mura orientali, tra queste e il vallone del fiume Akragas (oggi San Biagio), a circa un centinaio di metri dalle monumentali fortificazioni di Porta I, a sud-est della Chiesa di San Biagio. Avvicinandosi, si nota l’insenatura nel costone, che con grande probabilità è stata modificata per ospitare una fontana: ai piedi della parete rocciosa, si aprono le due grotte, e una galleria ipogea che fungeva da acquedotto; qui è la struttura principale del complesso monumentale, costituita da un edificio a pianta rettangolare e a due piani, che si apre verso Est su di uno spazio recintato di forma trapezoidale con vasche a caduta disposte su più livelli, dal santuario soprastante.