Covid, Sandullo: “Criticità dell’assistenza domiciliare, finalmente ora c’è un protocollo terapeutico. Ma servono strumenti per i medici Usca”

SCIACCA. L’esperienza vissuta dal medico saccense Nino Sandullo, colpito dal Covid con ricovero nel reparto di Malattie infettive al Sant’Elia di Caltanissetta, spinge ad una riflessione sulla “criticità dell’assistenza  domiciliare ai pazienti covid-19 positivi”. Una riflessione che il medico Sandullo svolge nel suo profilo Facebook.

“Finalmente con circolare 1/12/2020 il ministero della Salute ha pubblicato un protocollo terapeutico per i pazienti paucisintomatici a domicilio per uniformare su tutto il territorio nazionale il comportamento sia dei medici di famiglia che di quelli USCA”.

Per Sandullo, “non possiamo che dire grazie ma non possiamo tirare un sospiro di sollievo perché persistono delle criticità che rendono ancora difficile la gestione domiciliare di questi pazienti”. Sandullo spiega i motivi: “I medici USCA sono sprovvisti di mezzi diagnostici capaci di dare serenità nella gestione dei paucisintomatici che possono restare tali ma che improvvisamente possono peggiorare e progredire verso la polmonite interstiziale”.

Ciò per Sandullo “non è accettabile. È necessario dotarli di un ecografo e di un apparecchio di emogas analisi portatili , ome già accade in molte USCA d’Italia; strumenti utili nella valutazione del paziente a domicilio per decidere il ricovero in caso di comparsa di polmonite”.

Il medico sottolinea che “non si possono tenere questi pazienti a domicilio basandosi solo sulla pulsossometria spesso poco attendibile”.  Allora, meglio sarebbe “dotare i pazienti a maggiore rischio per malattie concomitanti di un braccialetto che, attraverso una “App”, rileva i parametri vitali come saturazione, frequenza cardiaca, febbre e li trasmette ad una centrale operativa del 118 facendo sentire il paziente non “abbandonato” al proprio domicilio ma seriamente preso in carico da chi vigila e interviene prontamente e se necessario lo ricovera direttamente nel reparto idoneo senza nemmeno intasare il pronto soccorso”.

Sandullo cita l’esempio di una ASP Pisana e sottolinea: “Perchè non da noi? Siamo tutti cittadini italiani e tutti dovremmo avere lo stesso diritto alla salute “.