Monte: “Inaccettabile la terracotta al posto della ceramica”

SCIACCA. Spazia la città da est ad ovest e da nord a sud: sembra una sentinella di guardia H24. Per mezzo dei social continua ad esprimere liberamente la sua opinione, anche se la carica istituzionale che ricopriva è stata offuscata e quasi cancellata dalla norma entrata in vigore quando il consiglio comunale in maggioranza (compreso il suo voto) ha bocciato un atto di contabilità finanziaria.

Dopo piazza Marconi e piazza Belvedere, Salvatore Monte ha nuovamente acceso i riflettori su via Porta di Mare, sito dove nei giorni scorsi si è verificato il caso della recinzione da parte del Comune, seguita da una indignazione popolare che ha portato alla rimozione delle transenne ed alla collocazione di vasi con fiori.

Anche l’ex assessore aveva preso posizione e si ere espresso di fronte a quell’episodio che ha fatto emergere anche la distanza che c’è oggi tra amministrazione e dirigente. Monte oggi torna sulla vicenda con una riflessione piuttosto interessante relativamente alla necessità di valorizzare l’artigianato locale.

“La scelta fatta di fretta e furia di posizionare, con l’ausilio del silicone su un muretto riqualificato, alcuni vasi di “terracotta” – dice – è a mio modesto parere, poco ortodossa e poco rispettosa nei confronti di quei ceramisti saccensi (e sono tanti) che, da anni, provano in tutti i modi a mantenere vivo un marchio di inestimabile valore ed eccellenza”.

Per Monte il vaso di terracotta è il simbolo di un disinteresse o, meglio ancora, di una disattenzione nei confronti di un comparto importante. “Sciacca è uno dei Comuni che detengono la vice presidenza dell’associazione nazionale città della ceramica – aggiunge – se il vaso è l’elemento d’arredo scelto per scongiurare qualsivoglia pericolo in via Campidoglio, credo giusto venga selezionato secondo i criteri artistici che legano il nome della nostra città alla ceramica. La mia è un riflessione senza polemica alcuna ma basata sulla necessità di valorizzare, quando è possibile, una nostra eccellenza locale. È come se a Gorgonzola, città nota nel mondo per il formaggio che prende il suo nome, si valorizzasse la mozzarella di bufala; una distonia probabilmente inaccettabile”.