Convocazione Consiglio comunale, che confusione!

SCIACCA. Che la gestione del Consiglio comunale sia ormai come un otto volante, non ci sono dubbi. Lo si vede seguendo i lavori d’aula (quando è possibile vista la difficoltà di collegarsi) ma anche attraverso le carte.

L’ultima convocazione del Presidente del Consiglio è la prova lampante di uno stato di navigazione con nebbia fitta e senza strumenti tecnologici. Giovedì mattina, 8 ottobre, il Presidente del Consiglio convoca per il giorno successivo la conferenza dei capigruppo. Ma la sera del giovedì si celebra la seduta consiliare “storica”, quella nella quale era assente l’intera Amministrazione comunale e il minuto residuo di quella che era la maggioranza.

All’ordine del giorno c’era il dibattito politico. Il Presidente Montalbano comunica che “l’Amministrazione comunale non intendeva partecipare al punto”. Ma andiamo avanti. il 9 ottobre, cioè ieri, il Presidente Montalbano scrive al dirigente del primo settore per chiedere “l’esame della sussistenza degli estremi delle necessità e dell’urgenza della convocazione consiliare”.

Il dirigente risponde di si. Ma il bello, carramba che sopresa, è che la seduta del Consiglio comunale per lunedì 12 ottobre contiene gli stessi punti della seduta scorsa, compreso “comunicazioni del sindaco sulla nomina dei nuovi assessori”. Lo stesso Presidente Montalbano, nella sua arringa a sostegno dell’Amministrazione comunale e del residuo della maggioranza, aveva dichiarato che il punto era chiuso.

La domanda appare spontanea: perché Montalbano dichiara chiuso il punto “comunicazioni del sindaco sulla nomina dei nuovi assessori” e poi lo ripropone nella seduta di lunedì prossimo?

Al primo punto di lunedì c’è anche “l’esame della sussistenza degli estremi delle necessità e dell’urgenza della convocazione consiliare”. Ciò deriva dal fatto che esisterebbe una scadenza del 14 ottobre relativa all’approvazione dello schema di statuto dell’azienda consortile speciale per il servizio idrico integrato”, scadenza sancita dal decreto del Presidente della Regione n. 590/Gab del 9 settembre 2020.

Si rammenta che, nel caso il Consiglio non approvasse lo schema di statuto, sarà il commissario dell’Ati (già nominato dalla Regione) a provvedere. Qui la questione rimane aperta poiché molti consiglieri chiedono di sapere le nuove tariffe, il piano economico, il piano degli investimenti della nascente azienda speciale consortile prima di approvare al buio. Insomma, c’è il rischio (notevole) che un nuovo carrozzone formato dalla politica possa essere il solito disastro con la conseguenza di un aumento della tariffa e di debiti ingenti a carico dei Comuni. Ed è per tale motivo che vine richiesta, insieme allo schema di statuto da approvare, la documentazione necessaria per capire la convenienza e l’economicità. Fatti, carte e non parole o “poi si vedrà”.

La confusione regna sovrana e, molto probabilmente, il Presidente del Consiglio dovrebbe non solo fare più attenzione ma essere più coerente nella stesura degli atti del suo Ufficio.

Filippo Cardinale