Il PD (partito diviso) agrigentino l’unico in Sicilia a non celebrare il congresso

PROVINCIA DI AGRIGENTO. Il Partito Democratico, la cui D della sigla sembra più riecheggiare “diviso”, in provincia di Agrigento continua il suo percorso tra rivoli di correnti. Eppure, ha l’unica rappresentanza al Parlamento siciliano con il saccense Michele Catanzaro. Giovane deputato che non riesce ad incanalare il partito su un unico binario. Il partito soffre lacerazioni, come a Ribera, o come a Licata dove una persona molto vicina al deputato entra nella giunta di destra del sindaco Galanti. A Ribera, addirittura, non riesce a esprimere un candidato e fa da gregario al M5S.

Un partito che non riesce a celebrare il congresso, un partito all’interno del quel si è contestato il risultato del tesseramento. Se è vero che la tradizione del PD è costellata da lacerazione è pure vero che esse continuano, addirittura vengono alimentate e all’orizzonte non vi è segnale di invertire la tendenza.

Lo sfogo su Facebook è di Giovanna Iacono, “candidata di un congresso provinciale mai celebrato, nonostante abbia fatto di tutto per trovare l’unità, mettendo a disposizione del partito anche la mia candidatura”. Giovanna Iacono concorre alla segreteria provinciale con l’altro candidato, il saccense Simone Di Paola.
“Avrei voluto confrontarmi sulle prossime sfide elettorali, mettendo al centro del confronto le iniziative del governo nazionale e del Ministro per il Sud Peppe Provenzano. Come far investire in questa provincia una parte dei miliardi di euro che l’Europa ha concesso all’Italia per risalire dalla crisi sociale amplificata dal covid. Avrei voluto discutere dei troppi semafori sulla Palermo- Agrigento e delle troppe strade dissestate, che impediscono lo sviluppo e mettono a repentaglio la vita dei viaggiatori. Avrei voluto discutere della necessità di dare di più ai giovani, offrendo loro le opportunità che sono costretti a ricercare fuori e lontani dalla nostra terra. Avrei voluto dibattere dell’opportunità nel dopo covid, che ancora dilaga nel mondo, di mantenere il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina”, scrive sul suo profilo la Iacono.
La delusione è forte e rispecchia il clima da guerriglia che c’è all’interno del PD agrigentino. “Alcuni, che non conoscono la differenza che passa tra i valori della sinistra e della destra e considerano il Partito Democratico un condominio, che può ospitare tutti come se fosse il partito della nazione, mi obbligano a dire altro e a non tacere. Oggi, alla luce di quanto accade in provincia, bisogna prendere atto che esistono due PD agrigentini, uno che fa capo ai militanti e agli iscritti dei territori, l’altro che è riconducibile al deputato e al suo gruppo”.
La Iacono si sofferma anche sulle vicende di Ribera. “È di pochi giorni fa la presa di posizione volgare e offensiva nei confronti di un segretario di circolo, che in questi anni difficili, come tanti altri segretari, a fatica, ha lavorato seriamente per il partito. Un attacco da parte di due deputati del territorio, che hanno preferito denigrare un circolo, quello di Ribera, e il suo segretario, reo di lavorare alla costruzione di un progetto amministrativo di centro sinistra unito e a guida PD, per sostenere, invece, pubblicamente un candidato caldeggiato da noti esponenti di Italia Viva”.
Da Ribera a Siculiana. “È ormai nota- seguita Giovanna Iacono- la guerra ingaggiata contro la candidatura dell’ex segretario provinciale del PD di Agrigento a primo cittadino del suo comune, Siculiana, e palese è il sostegno del deputato del territorio a un’altra candidata”.
Poi una puntata su Licata. “È di qualche ora fa, invece, la notizia dell’ingresso nell’amministrazione comunale di Licata di un iscritto del PD locale, in rappresentanza dello stesso deputato, non tenendo conto della volontà del coordinamento cittadino, che si era espresso a maggioranza contrario”.
Per Giovanna Iacono l’idea del partito “è quella in cui le decisioni vengono prese all’interno dei circoli e degli organismi, quella in cui nelle decisioni prevalgono la politica e il senso di comunità e non le logiche personalistiche, quella in cui i dirigenti discutono e lavorano per ricomporre non per disgregare, quella in cui la deputazione svolge un ruolo di rappresentanza del territorio e non può prevaricare sugli iscritti”.
“È necessario e urgente uscire dall’equivoco. Non possiamo più tollerare la logica secondo cui piuttosto che mettersi al servizio, ci si serve del partito per il mantenimento della propria posizione”, si sfoga Giovanna Iacono.
Filippo Cardinale