Consiglio comunale: la montagna ha partorito il topolino. Seduta farsa che non fa ridere nessuno
SCIACCA. La seduta consiliare di ieri sera si è caratterizzata da un misto fritto di consiglieri in mascherina dentro l’aula e altri rimasti a casa seguendo in modalità telematica; anche la Giunta ha preferito stare lontano dall’aula e in essa era presente solo l’assessore Lo Cicero. La seduta ha partorito il classico topolino: lì’approvazione del regolamento per l’istituzione ed il funzionamento della consulta comunale per il commercio. Tra i punti importanti c’era l’esame dello schema di statuto dell’azienda consortile del servizio idrico integrato.
L’unico punto discusso e approvato, il regolamento della consulta del commercio, ha mostrato, ai fortunati che erano in aula, momenti di tensione e di scollamento all’interno della maggioranza. I consiglieri Bono e Milioti avevano presentato due emendamenti che integravano alcune esigenze pervenute dal comparto del commercio. Non era d’accordo l’assessore Fabio Leonte che ha anche proposto il ritiro del punto qualora i colleghi della maggioranza avessero approvato l’emendamento. L’ordine di scuderia non è giunto a destinazione e consiglieri di maggioranza, come Simone Di Paola, hanno approvato gli emendamenti proposti da Bono e Milioti. Tale vicenda ha sollevato tensioni all’interno della maggioranza.
Questo è il resoconto di una seduta che ha superato la farsa, la rappresentazione commedia che un palcoscenico può proporre. La seduta doveva iniziare con la presentazione dei nuovi assessori. Sarebbe seguito un dibattito politico. Ma il sindaco e la maggior parte degli assessori sono rimasti a casa partecipando in modo telematico. Una circostanza che ha alzato i toni degli interventi da parte di Bono, Milioti, Maglienti, Monte e Termine.
Rimane la sensazione che nella storia delle presidenze del Consiglio comunale quella attuale mostri una sostanziale inadeguatezza al ruolo che rappresenta. La Presidenza del Consiglio appare più come il prolungamento della volontà dell’esecutivo anziché essere il garante dei ruoli dei consiglieri comunali.
La scelta di essere presente ai lavori consiliari in modalità telematica non ha trasmesso un esempio positivo alla città. L’aula era stata attrezzata per garantire la presenza dei consiglieri comunali nel rispetto delle norme anticontagio. Eppure, dopo mesi di astinenza e la voglia di ricominciare, di ripartire, è svanita più a causa di una strategia predisposta che per paura di un contagio. Del resto, è inutile nascondere che in città le occasioni di assembramento sono ben evidenti, che la mancanza di controlli lo sono altrettanto. Dunque, fu solo paura? No, il “misto” di ieri sera è frutto di una strategia che, di fatto, ha isolato, se non mortificato, il ruolo del Consiglio comunale.
E’ stato impossibile pure al giornalista seguire i lavori per via di un audio pessimo e collegamenti saltellanti. Sarebbe il caso che il signor Presidente del Consiglio si decidesse a porre fine a questo sistema telematico e utilizzare gli ampi spazi che l’atrio inferiore, ad esempio, assicura. Chi tenta ancora di rimanere a casa, abbia la gentilezza di starci per sempre rassegnando le dimissioni.
La Giunta e il Consiglio comunale, che dovrebbero dare l’esempio della ripartenza, dello “spirito di sacrifico”, mostrano limiti che preoccupano. La domanda spassionata è: come si pensa di affrontare i prossimi due anni? Alzando l’agonia in cui versa questa città?
Ieri sera, per la prima volta nella mia vita giornalistica, ho usato, titolando un articolo, l’aggettivo “schifo”. Non mi sono pentito, oggi ne sono ancora più convinto.
Filippo Cardinale