“Sette spose per sette fratelli”, il ritorno in maggioranza come il film di Donen

SCIACCA.  Il divertentissimo film Seven Brides for Seven Brothers è un film del 1954 diretto da Stanley Donen. Trovo ispirazione dalla divertente commedia americana perché ci accingiamo a vivere un po’ della sua trama. Un boscaiolo che vive isolato sulle montagne, scende al villaggio per trovare moglie, incontra Millie e scatta il colpo di fulmine e la sposa. Giunta alla fattoria Millie scopre l’esistenza di altri sei fratelli Pontifier. Anche gli altri fratelli però decidono di prendere moglie.

Il ruolo di boscaiolo, nei giorni scorsi, l’ha assunto il consigliere Giuseppe Ambrogio, che “sceso dalla Perriera”- dove ormai il quartiere gli va stretto per le sue mire all’ex Provincia- va alla ricerca della “sposa” politica per rimettere su la vecchia famiglia, ossia la maggioranza politica. Incontra il sindaco, nei confronti della quale nutre quell’amore spassionato che trova ragion d’essere nelle elezioni alla Provincia.

Infatti, per questo genere di elezione, con la nuova legge, il cittadino non conta perché non vota. A Votare sono i consiglieri comunali. Dunque, la scintilla d’amore che fa pulsare il cuore di Ambrogio risiede proprio nel giocare tutte le carte per avere i voti, lasciare la Perriera, e conquistare la Valle dei Templi. Una sorta di crociata per rimescolare le carte e, attraverso la porta girevole di cui abbiamo parlato giorni fa su queste colonne, far dimenticare la dura offensiva di Cusumano contro il sindaco. Insomma, l’Ambrogio di questi giorni, tutto sommato, rispecchia anche il gentiluomo che alla guida della RollsRoyce deliziava la nobildonna con un gustoso Ferrero Rocher.

Il numero di sette, ricorrente nel film sopra citato, è uguale al numero di assessori che presto comporrà la giunta post covid. Infatti, da cinque salirà a sette. La durezza di Italia Viva si sta trasformando, come avviene nelle favole a lieto fine, in un ritrovato impegno per rinverdire un’azione politica capace di cambiare il passo in direzione di un rilancio della città. Sono terminologie che, senza bisogno di citazione dell’autore, i cittadini saccensi sanno ricondurre al legittimo proprietario.

In questi giorni, in cui i cittadini hanno serie difficoltà di sopravvivenza, le attività commerciali non solo stentano a riprendersi ma rischiano lo stop definitivo, la nuova emergenza pare sia diventata il ritorno in giunta, e quindi in maggioranza, di Italia Viva. Un’emergenza che richiede anche tempi celeri di attuazione che, voci autorevoli del gruppo, indicano che deve essere affrontata e risolta entro luglio.

C’è ancora un’altra cifra che ricorda il film di cui sopra. Sono sette punti che dovrebbero rappresentare la dote del rinnovato sposalizio. Sette temi che riguardano le criticità della città e che darebbero quella giustificazione necessaria ad ammortizzare una reazione da parte della gente rispetto ad modus operandi di certa politica rimasta ancorata ancora alle parallele convergenti.

La vicenda ben nota della durissima querelle tra Nuccio Cusumano e Francesca Valenti sulla nomina di Gianluca Guardino ad assessore non è stata, sicuramente, dimenticata dalla “gente”, la quale è meno stupida rispetto a quello che pensa qualche politico.

In questi giorni stiamo vivendo, o meglio rivivendo, lo spettacolo che offre il gioco della politica, quello che segue allo spasimo la voglia di poltrone.

Quale sarà la scelta del sindaco? In prima battuta va ricordato che è privo di maggioranza con le conseguenziali difficoltà che la realtà numerica comporta. E’ legittimo da parte sua pensare creare quella zattera di salvataggio. Sulla scorta di un suo intervento, in verità lucido, in un intervento consiliare di ordine politico chiosò che sulla questione dei grandi temi che interessano la città deve prevalere il bene per essa e non la logica dei numeri.

Tale principio può essere ancora attuale ed è per tale attualità che il primo cittadino non può subire una tabella di marcia con una tempistica imposta a forma di cambiale né può essere tirata per la giacchetta. Un’imposizione temporale, proprio nell’estate più difficile che Sciacca sta attraversando dal dopo guerra, diffonderebbe l’immagine di un sindaco che, alla fine, subisce quella logica dei numeri che ha rigettato tempo fa in Consiglio comunale.

Filippo Cardinale