Acqua, con la “consortile” i consiglieri firmeranno una cambiale in bianco per i cittadini
SCIACCA. Approderà in Consiglio comunale, in modalità telematica, la delibera di approvazione dello statuto della società speciale consortile deputata a gestire il servizio idrico in tutta la provincia.
Fermo restando un punto fermo, cioè che l’acqua è un bene vitale pubblico e su esso non si può speculare, una perplessità ci appare assai evidente. I signori consiglieri comunali, privati di un dibattito de visu su un argomento così importante per il futuro finanziario del Comune, ma anche dei cittadini, si troveranno a discutere una delibera che presenta diverse zone ombra.
La più oscura, quindi va oltre il grigio, riguarda la parte in cui “si propone”. Al punto 4 c’è tutto il dubbio che è il frutto di uno statuto approntato senza i necessari documenti esplicativi che riguardano i costi, la tariffa, i rischi per le casse comunali.
Al punto 4 della delibera nella parte in cui “si propone” viene scritto: “Di dare atto, altresì, che con una o più successive deliberazioni consiliari si procederà alla disamina degli atti e delle condizioni di sostenibilità tecnica, giuridica ed economica-finanziaria nei termini fissati dalle norme giuscontabili ordinarie e speciali sopra richiamate”.
In buona sostanza, i Consiglieri comunali dovranno approvare lo statuto della nuova società speciale consortile, che gestirà il servizio idrico in provincia di Agrigento, con gli occhi bendati. O meglio, dovranno firmare una cambiale in bianco, senza cifra e senza data. Ovviamente, come accade sempre, a pagare saranno i contribuenti. In buona sostanza, se è vero che i consiglieri comunali ci mettono la faccia, a mettere le mani nel portafoglio saranno gli ignari cittadini.
La logica che sta passando, e che già ha inghiottito qualche Comune, è quella che prima si fa la società e poi si cerca di capire se può reggersi finanziariamente. Logica vuole che l’iter da seguire sia al contrario. Prima vediamo le regole finanziarie e poi discutiamo e decidiamo. Nel mondo finanziario, nessun imprenditore investirebbe in una società della quale non conosce vita, morte e miracoli della medesima. Non investirebbe un centesimo senza prima aver studiato il piano finanziario, quello industriale, etc.
Di cosa discuteranno i nostri Consiglieri comunali? Sulla nuova tariffa? No, perché non c’è un piano finanziario, un piano industriale. La tariffa aumenterà o scenderà? Ma se non è ancora stata calcolata! Chi è convinto che la tariffa scenderà, senza alcun supporto finanziario, firmi la cambiale con responsabilità patrimoniale personale in modo tale da pagare di tasca per eventuale danno causato alle casse comunali e ai cittadini.
Sanno, loro signori Consiglieri comunali, qual è il Piano di Ambito aggiornato e se lo è stato? Sanno a quanto ammontano gli investimenti? Ma soprattutto, i Comuni, e nel caso specifico quello di Sciacca, hanno le risorse per cofinanziare gli investimenti ?
Ricordiamo che il sindaco Francesca Valenti, proprio in Consiglio comunale, espresse le giuste perplessità sulla forma giuridica della società speciale consortile, essendo più propensa alla società per azioni interamente pubblica. Ma le pressioni furono forti e i sindaci, nell’Assemblea dell’Ati, approvarono all’unanimità la forma della società speciale consortile. L’approvarono anche i sindaci dei Comuni che hanno “ripudiato” il dettato dell’unicità della gestione. Infatti, 8 dei 17, che non hanno consegnato le reti e gli impianti, si sono dati alla fuga gestendo in house il servizio idrico e lasciando la patata bollente agli altri Comuni. E considerano, sghignazzando, bipede – che di solito è ottimo con le patate al forno- quei Comuni che saranno pescati dalla deleteria rete della società speciale consortile.
Va ricordato che con l’azienda speciale consortile su base provinciale è una scelta non ideale. E qui siamo d’accordo con quanto originariamente sostenuto dal sindaco di Sciacca, Francesca Valenti. Non va dimenticato che le perdite di gestione ricadono interamente sui bilanci dei comuni. Quell’articolo 4 di cui abbiamo scritto, già sembra mettere le mani avanti e lascia presagire un scenario nebuloso.
C’è da evidenziare che, acutamente, che Comuni dissidenti hanno ben compreso che la scelta porta a sbattere e si sono tirati fuori. Alla fine, avendo Sciacca i pozzi, l’acqua pregiata, il bacino idrotermale esteso su tutto il territorio saccense, magari conviene “ribellarsi” e mettersi in proprio! (Sappiamo che non è possibile)
A noi non rimane che scrivere, a futura memoria, per non dimenticare su chi ricadranno le colpe di dissesti finanziari dei Comuni, e del nostro.
Filippo Cardinale