RIBERA COME “BAZAR” DELLA DROGA COMPRATA A PALERMO. CLIENTI “SODDISFATTI O RIMBORSATI”

Il magistrato inquirente Michele Marrone

La città delle arance doveva trasformarsi in un florido mercato della droga. Era questa l’idea criminale di una banda capeggiata da immigrati tunisini che compravano nel mercato palermitano la droga, la trasportavano nel centro agricolo crispino e attraverso i pusher la immettevano nel circuito della vendita tra gli assuntori riberesi.

Non solo tunisini, ma anche volti noti alle forze dell’ordine come quello del riberese  Giuseppe Fallea, di 58 anni, già finito in manette nel 2015 dalla Guardia di Finanza con l’accusa di estorsione ai danni di un conoscente, genitore di un bambino autistico, da cui si sarebbe fatto dare perfino gli assegni sociali. Anche nell’inchiesta attuale Fallea è accusato dello stesso reato per essersi fatto consegnare una Audi A5 a “garanzia” del pagamento di una partita di stupefacenti. Fallea, a cui è stata applicata la misura degli arresti domiciliari, è comparso ieri mattina davanti il Gip Alberto Davico per l’interrogatorio di garanzia. Fallea, difeso dall’avvocato Ninni Giardina, ha voluto precisare come l’auto al centro dell’estorsione fosse in realtà nella sua disponibilità su richiesta del proprietario che aveva intenzione di venderla.

L’operazione antidroga”Bazar” coordinata dal magistrato inquirente Michele Marrone, della Procura delle Repubblica di Sciacca, e condotta dai carabinieri della Compagnia di Sciacca guidati dal capitano Marco Ballan e dei militari della Tenenza di Ribera, stronca una banda di spacciatori in tempo utile per non consentirla di espandere le proprie mire e diventare più incisiva.  Ha risposto, dunque, alle domande degli inquirenti ed ha anche negato di essere tra i protagonisti dello spaccio nell’area riberese. Non conosce gli altri indagati, Fortino si, quello dell’Audi A 5. Ma nega ogni rapporto di natura illecita.

IL VERTICE DELLA BANDA. L’inchiesta “Bazar” colpisce un commercio di droga dalle caratteristiche dinamiche e che ha come vertice due tunisini: Nabil Khribiche, ritenuto il vertice, e Badreddine Amri, il vice. Ambedue sono la mente e pensano all’approvviggionamento sfruttando canali palermitani. Acquisto a Palermo e trasporto a Ribera anche attraverso l’uso di auto predisposte con appositi contenitori per nascontere la droga.

NABIL KHRIBICHE FERMATO IN UN VIAGGIO DI TRASPORTO DELLA DROGA. In uno di questi viaggi, il 2 aprile 2019, Nabil Khribiche viene arrestato sulla strada di ritorno con oltre 600 grammi di hashish. Pensando che l’arresto non fosse altro che una soffiata pianifica la vendetta che si realizza, nei confronti di un connazionale, che viene pestato con bastoni in mezzo alla strada. E’ questo episodio che darà vita all’inchiesta “Bazar” che ieri ha avuto il suo epilogo.

UNDICI MISURE CAUTELARI. Undici le misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Sciacca con qualche indagato che si è reso irreperibile e che viene attivamente ricercato. Per cinque indagati sono stati disposti i domiciliari e per sei l’obbligo di dimora a Ribera.

I RIBERESI COINVOLTI. Ai domiciliari  Giuseppe Fortino, di 36 anni, Salem Mohamed Ahmed Haj, Nabil Khribiche, Badreddine Amri, Hassine Ghrairi, Giuseppe Fortino e Giuseppe FalleaObbligo di dimora, invece, per Calogero Bellanca, Farouk Yassine, Ridha Chniti, Abdelsamie Yassin alias “Meguid”, Ahmed Ben Hadj.

SODDISFATTI O RIMBORSATI. La banda sarebbe stato in grado di soddisfare le richieste dei clienti, anche di quantitativi di sostanza stupefacente considerevole. Un “servizio completo” addirittura con il “risarcimento” ad un cliente non soddisfatto dalla qualità della sostanza acquistata, sostituendola con un’altra di diverso tipo. L’attività di spaccio sarebbe iniziata attraverso il contatto da parte dei vari acquirenti, che “ordinavano” tipo e quantità di sostanza stupefacente al pusher di riferimento. Lo stesso dava poi indicazioni sul luogo e l’orario dello scambio. Pusher e cliente si incontravano nelle vicinanze  di qualche bar del centro storico.

I TRUCCHI PER NON PARLARE DI DROGA. Pacchetti di sigarette, pane, pantaloni, bicarbonato. Così la banda evitava di nominare la droga. C’è scritto nell’ordinanza: “In ragione dell’oggetto dell’attività illecita non limitato ad una sola sostanza stupefacente, ma bensì a più tipologie per come peraltro riscontrato in sede di intercettazioni, da parte del gruppo di pusher, non appare possibile allo stato differenziare le posizioni con riferimento alla natura della sostanza compravenduta”.

In una intercettazione del maggio 2019 Mohamed Salem Haj Ahmed, di 38 anni e in processo al Tribunale di Sciacca, assieme ad altri, per rapina a un giovane di Ribera, parlando con uno degli indagati dice: «Diglielo hai i soldi, ce li hai i soldi, se no vai a quel paese e togliti dalle palle hai capito?». E più avanti al suo interlocutore: «Ma tu allontanati da lui, la vicino è tutto pieno di telecamere, allontanati da lì, vai a giocare con la palla a fare qualcosa».

Nell’operazione «Bazar» Mohamed Salem Haj Ahmed è stato posto ai domiciliari. E nell’o rd i – nanza ci sono riferimenti anche ai più recenti sequestri di droga operati dai carabinieri della tenenza di Ribera fino a uno di poche settimane fa quando venne fermata una donna che nascondeva cocaina e hashish. Il gip scrive che il gruppo «è ad oggi attivo sul territorio nello spaccio di ingenti quantità di sostanze stupefacenti». Per gli indagati per i quali ha disposto i domiciliari sottolinea che non risulta «una misura meno afflittiva idonea a garantire le esigenze cautelari, a fronte di un qualificato pericolo di reiterazione di reati analoghi». Ed a proposito di Fortino che «manifestava d’altronde in sede di conversazioni intercettate l’abitudine di essere armato indossando pantaloni tipo jeans, mostrando in una circostanza un’arma tipo revolver in un locale».

INTERROGATORI. Nelle prossime ore sono previsti gli interrogatori di garanzia degli indagati difesi dagli avvocati Giovanni Forte, Giuseppe Tramuta e Mirella Vento. I carabinieri continuano le dei nordafricani che si sono resi irreperibili e tra loro ci sarebbero anche figure centrali.  Ieri sera su richiesta dell’avvocato Giovanni Forte, è stata revocata la misura dell’obbligo di dimora a Ribera, al tunisino Anass Morsey, di 22 anni.

Filippo Cardinale