ASP A TUTTO CAMPO, VIDEOCONFERENZA CON MANAGEMENT IN VISTA DELLA FASE 2. IL GIOVANNI PAOLO II PROIETTATO ALLA “NORMALITA”

Una videoconferenza tra giornalisti e il vertice dell’Asp di Agrigento con il direttore generale f.f. Mazzara, il direttore sanitario Mancuso e il capo del dipartimento amministrativo e personale, Salvago, per fare il punto della situazione del periodo che ci ha visti risucchiati in una emergenza sanitaria, pandemia globale, che ha colto tutto il mondo impreparato.

Nel corso della videoconferenza, il management dell’Asp ha illustrato la fase della vera emergenza, la gestione di essa. Ma anche il percorso introduttivo alla fase 2. Fase 2, comunque, che resta la più delicata in quanto l’uscita dal tunnel dipende esclusivamente dal comportamento di ognuno di noi. Non è un liberi tutti, ma un modo per ritornare alla normalità seguendo le rigide norme mirate alla salvaguardia della nostra salute.

La videoconferenza è stata condotta dal management aziendale con tono molto pacato nello spirito di collaborazione che ha visto in sinergia il mondo sanitario con quello giornalistico. Management che ha voluto sottolineare in modo chiaro il coinvolgimento delle istituzioni, i sindaci, punto di riferimento delle comunità e responsabile, per il ruolo, della salute pubblica. Una sottolineatura che arriva in modo appropriato visto il clima di scontro che si è generato a Sciacca, e nei Comuni limitrofi, tra istituzioni “non sanitarie”, come le ha definite il commissario ad acta per l’emergenza Covid per gli ospedali di Sciacca e Ribera. Uno scontro che ha visto i sindaci chiedere più coinvolgimento nelle scelte operate dal commissario ad acta e più chiarezza. Esigenze che non hanno trovato riscontro e hanno generato un clima teso che ha colpito anche i sindacati.

Il direttore generale facenti funzioni ha proiettato il film dell’emergenza dall’inizio, quando nella prima decade di marzo scoppiò il focolaio all’interno dell’ospedale di Sciacca. Focolaio che portò un numero di contagiati che vide Sciacca, nei giorni successivi, secondo solo all’intera provincia di Messina. Mazzara ha illustrato le difficoltà riscontrate (ma è un fenomeno mondiale) all’origine proprio per la non conoscenza del virus, degli effetti, della facilità di contagio, del modo di colpire fortemente quei soggetti portatori di pluripatologie.

Insomma, si andava incontro ad un mostro del quale poco si conosceva. Ma soprattutto bisognava adeguare, attrezzare, le nostre strutture ospedaliere per fronteggiare tale mostro. Strutture che già in tempi normali soffrivano e soffrono di carenza di personale, attrezzature ed altro.

Da qui la corsa a soddisfare un Piano straordinario di emergenza varato dall’assessorato regionale alla Salute su direttive del Ministero alla Salute. Bisognava, insomma, inventare dal nulla posti letto per le terapie intensive e sub intensive per i soggetti contagiati. Da qui una serie di interventi, rincorsi dall’emergenza, per mettere in atto un sistema capace di arginare un picco di contagi che era nelle considerazioni e nelle previsioni. Interventi che hanno anche cozzato con un inevitabile rischio di commistione tra pazienti covid e non covid. Un rischio che avrebbe corso anche  il personale medico e infermieristico. Il mostro del virus va, però, affrontato soprattutto con la formazione di un personale medico e infermieristico specializzato.

Insomma, l’emergenza iniziale è stata combattuta con le armi di cui si disponevano e che non bastavano. Oggi, ogni scelta assunta in un contesto di emergenza sembra stridere con le normali esigenze delle patologie, altrettanto serie, che esistono sul territorio.

Si è percepita la sensazione che gli ospedali, specie quello di Agrigento e di Sciacca, man mano si spogliassero della loro funzione primaria per indossare il profilo di Covid Hospital. Bisognava, in vista di un picco di contagi che non c’è stato, per fortuna, ampliare posti letto per pazienti covid. Il che ha comportato un inevitabile svuotamento di pazienti non covid per trasferirli in Case di Cura private come la Sant’Anna di Agrigento e la Accardi di Santo Stefano di Quisquina. “Preciso- ha detto il direttore generale facenti funzioni Mazzara- che le due strutture sanitarie private fanno parte della organizzazione dell’Asp di Agrigento e con esse esiste già da tempo una convenzione”. Anche qui sono sorte diverse interpretazioni non sempre in linea con la verità.

E’ stato abbastanza sincero Mazzara quando ha sottolineato che l’emergenza covid “ha scoperto i nervi di una struttura sanitaria agrigentina ed ha palesato una non perfetta aderenza alle esigenze del territorio”. Argomenti, questi, che sono atavici e spesso reclamati dai cittadini, dalle associazioni, dai sindacati, dalle istituzioni cittadine.

Nel frattempo, Mazzara ha confermato che l’Asp di Agrigento “ha attivato le USCA (Unità speciali di continuità assistenziale). Sono state attivate 8 USCA e quella di Sciacca/Menfi sarà attivata la settimana prossima”.  Anche qui ci sono state non poche difficoltà “ma la disponibilità dei medici del territorio ci ha consentito di concretizzare tali Unità che consentiranno la gestione del paziente al proprio domicilio”.

Il direttore sanitario Mancuso ha spiegato che “si è proseguito con la formazione del personale per il primo approccio terapeutico nell’ambito covid e che si sta è procedendo per i kit per i testi sierologici che saranno di due tipi: quantitativo (personale sanitario) e qualitativo (tra cui le forze dell’ordine)”. Il primo avverrà per via capillare, il secondo venoso. Si sta lavorando anche per estendere il kit anche alle strutture di rilievo e che interessano il settore ricettivo-turistico.

Per quanto riguarda, su domanda posta da noi del Corrieredisciacca, l’ospedale Giovanni Paolo II, il direttore generale f.f. Mazzara ha risposto che “si sta lavorando per riportare la struttura a svolgere la sua indispensabile funzione nei confronti del vasto bacino di utenza”. Insomma, sembrano aver trovato utile sponda le numerose istanze avanzate da sindaco di Sciacca e dai  sindaci del territorio. L’ospedale di Sciacca è stato spogliato, via via, di numerosi posti letto per pazienti non covid, senza tener conto che è di circa 200 mila persone il bacino di utenza che nel Giovanni Paolo II il punto di riferimento sanitario e ospedaliero.

Altra novità importante è stata comunicata dalla responsabile del Dipartimento Amministrazione e Personale, Salvago: “La settimana prossima saranno pubblicati nel sito aziendale gli avvisi per i precari che, finalmente, passeranno di ruolo”. Per quanto riguarda stabilizzazione, la Salvago ha assicurato “che l’iter è stato già avviato ma richiede un tempo più lungo per vie delle normative nazionali”.

La provincia di Agrigento, oggi, con 40 contagiati attuali, è al penultimo posto per contagiati tra le province siciliane. Un dato importante se si considera che proprio la nostra provincia all’inizio della epidemia era in vetta alle classifiche dei contagiati in Sicilia. Le misure restrittive, il comportamento dei cittadini, l’organizzazione dell’Asp anche nella gestione dei soggetti posti in quarantena, lo sforzo del personale medico e infermieristico che ha lavorato senza sosta e in numero davvero esiguo, hanno consentito alla nostra provincia di assumere il profilo di territorio in sicurezza. Da ora in avanti, dipende da noi, dal non farsi prendere dall’ottimismo del graduale rallentamento, dal non abbassare l’attenzione dall’arma principale che abbiamo:mettere le mascherine ed evitare i contatti mantenendo la giusta distanza da altri.

Filippo Cardinale