CANTINE MEZZACORONA, IL TRIBUNALE DEL RIESAME ANNULLA I SEQUESTRI
“E’ stata ritenuta radicalmente insussistente l’astratta configurabilità dei reati contestati in relazione agli originari acquisti dei suddetti terreni ed edifici, anche a fronte della evidente trasparenza e tracciabilità delle compravendite realizzate”. Per gli avvocati Vittorio Maines e Luigi Olivieri, il Tribunale del Riesame ha confermato che l’accusa di riciclaggio di beni mafiosi “era completamente insussistente”. L’udienza del riesame è avvenuta ieri, oggi il deposito della sentenza.
LA Guardia di Finanza aveva requisito beni pari a 70 milioni di euro tra vigneti e fabbricati, legate a due tenute siciliane di proprietà della compagnia trentina. A disporre il sequestro preventivo era stato il Gip di Trento su richiesta della Dda, in stretto coordinamento con la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Secondo gli investigatori del Gico, dietro la Feudo Arancio ci sia un’operazione di riciclaggio dei soldi della mafia. La Guardia di Finanza ha sequestrato anche i vigneti nel Ragusano per complessivi 900 ettari.
Quattro le persone indagate: Fabio Rizzoli, ex amministratore delegato di Mezzacorona, Luci Rigotti, presidente del consiglio di amministrazione, Gian Luigi Caradonna e Giuseppe Maragioglio.
Secondo gli investigatori, fra il 2000 e il 2005 sarebbero stati acquistati i vigneti un tempo di proprietà dei cugini Nino e Ignazio Salvo, i potenti esattori di Salemi, già arrestati per mafia dal giudice Giovanni Falcone. Dopo la morte dei due cugini Salvo la gestione formale dei beni era stata affidata a prestanome mentre quella reale, su “delega” di Cosa Nostra, ad un uomo d’onore palermitano e all’allora capo mandamento di Sambuca di Sicilia, su autorizzazione di boss latitante.