VICENDA OSPEDALE COVID, LA POLITICA LOCALE ESCE DAL LOCKDOWN…FUORI TEMPO E STECCANDO

L’emergenza covid ha due fasi. La prima è quella sanitaria che viviamo; la seconda è quella che immagina la ripresa graduale della vita normale e l’apertura delle attività. Così la politica locale. Nella fase uno si è infilata la politica. Sono entrati in quarantena linguistica i tre parlamentari di Sciacca. Salve qualche rara apparizione degli ultimi giorni per la distribuzione di mascherine. Qualcuno di essi, in verità, avrebbe fatto meglio a rimettere il camice e dare un valido apporto ai colleghi del pronto soccorso dell’ospedale di Sciacca, rimasti soli in trincea.

In verità, la quarantena è servita, a qualcuno, anche a riflettere , a talaltro a dare l’ispirazione a scrivere qualche comunicato stampa di basso rilievo. Sempre la quarantena della politica ha partorito un’idea degna di Archimede, al contrario però. Dopo l’investimento di 4 milioni di euro per adeguare l’ospedale di Sciacca ad area covid, a cose già fatte, il grillo parlante tira fuori l’idea che poteva essere adoperato il padiglione adibito a poliambulatorio quale area covid.

E’ come se un ingegnere avesse progettato un diga e dopo l’ultimazione dei lavori avesse dichiarata che, però, la diga si sarebbe potuta realizzare un pò più distante da dove è stata eretta.

Oggi, sono i consiglieri comunali Bono, Milioti, Caracappa, Monte, Santangelo, Cognata, Maglienti e Deliberto ad armarsi di carta e penna e farsi sentire. “E’ palese che in merito alle “vicende ospedaliere” abbiamo assistito ad una partita, a suon di sciabola tra l’amministrazione Comunale di Sciacca e il Commissario Alberto Firenze”, scrivono. In verità, non è una “partita” a sciabolate, visto l’eco che ne è seguita. Una partita nella quale interviene, a volte fuori tempo, anche un deputato della parte est della provincia. A difendere le ragioni della chiarezza delle scelte operate dalla stanza dei bottoni di Palermo nella realizzazione del Piano ospedaliero straordinario per l’emergenza covid, che vede in misura pesante la struttura del Giovanni Paolo II , sono intervenuti i politici locali di Menfi, la Cgil con Franco Zammuto, tacciato dal commissario Firenze di far politica. In verità, anche il consigliere comunale Alberto Sabella intervenne al fine di chiedere chiarezza sulla sorte dell’ospedale di Sciacca.Ma venne zittito e isolato.

Pare che chiedere lumi sulla trasformazione dell’ospedale saccense sia come toccare fili di alta tensione elettrica. Si viene fulminati. Si è percepita la sensazione che la  politica saccense abbia preso alla lettera il significato di isolamento domestico estendendolo anche a quello linguistico. Non si esce da casa, non si fanno uscire manco le parole dalla bocca.

Bono, Milioti, Caracappa, Monte, Santangelo, Cognata, Maglienti e Deliberto oggi scrivono che “la Comunità locale alle beghe è poco interessata, vorrebbe aver bene chiara la situazione, mettendo da parte le medaglie politiche e lasciando spazio alla chiarezza ed alla praticità”.

Dunque, non possono “non chiedere al primo cittadino e all’Azienda Sanitaria di rendere conto alla città su tutto ciò che riguardano i lavori compiuti all’interno del nosocomio saccense e se, risulta essere vera, la notizia di un possibile depotenziamento di alcuni reparti che indurrebbero i pazienti, ed i medici che li assistono, a recarsi in strutture private della nostra provincia, armate e dotate di tutto ciò che è necessario per far fronte all’emergenza”.

E dire che ieri sulla nostra testata giornalistica abbiamo pubblicato la lettera protocollata a firma del commissario ad acta Firenze e del direttore sanitario Migliazzo con cui si invitavano gli ospedali di Sciacca e Ribera a contattare la Casa di Riposo Sant’Anno per eventuali ricoveri no covid.

Bono, Milioti, Caracappa, Monte, Santangelo, Cognata, Maglienti e Deliberto, tengono a precisare che per carità, “nessuna polemica, nessuna voglia di togliere o donare luci della ribalta a qualcuno”, però se “se si è carenti nella divulgazione delle notizie il risultato è chiaro: confusione”.

Poi la scoperta alla Archimede: “il passaparola genera allarmismo, probabilmente coadiuvato da notizie incerte e comprese male”. Infine, l’Angelus degno di piazza San Pietro: “Siamo sicuri che gli enti preposti sapranno, anche con una chiarissima conferenza stampa e con la redazione di una dettagliatissima relazione, porre fine alla confusione comunicativa lasciando a ciascuno di noi di compiere le doverose conclusioni ristabilendo la verità e spazzando via l’allarmismo dilagante”.
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. 

Si ha la sensazione che la politica, tutta, opposizione e maggioranza, sia spettatrice di un percorso che sta trasformando l’ospedale saccense, punto di riferimento importante interprovinciale, in un “posto” allestito per 75 posti letto covid tra intensiva e sub intensiva. Il tutto, mentre la curva epidemica, ringraziando la Madonna del Soccorso, non è esplosa e i dati sono molto confortevoli.

I consiglieri comunali sembrano aver trovato la posizione ideale per osservare da lontano ciò che sta accadendo. Forse è anche una strategia di resa dei conti. Chissà se conviene lasciare il sindaco di Sciacca isolato, a combattere contro i mulini a vento. Una sorta di presentazione di un contro di malcontenti interni che si trascina da tempo. Pare che all’inizio dell’epidemia, i consiglieri comunali abbiamo costituito un gruppo WhatsApp per scambiarsi notizie, visto il lockdown, suggerimenti. Un gruppo in cui fanno parte tutti i consiglieri comunali e il sindaco. Un gruppo che pare, dopo un pò di giorni, abbia iniziato a soffrire di solitudine. Manco una faccina per augurare il buongiorno e la buonanotte.

Eppure, ieri c’è stato un autorevole intervento dello pneumologo Nenè Mangiacavallo, definendo “illogica” la scelta di inviare i cittadini a 80 chilometri di distanza in caso di necessità non da patologie covid. Anche alcuni consiglieri comunali di Ribera sono intervenuti in maniera decisa.

Qui a Sciacca, siamo “agli auspici”. Chi oggi è intervenuto, forse dimentica che questa scelta proviene da una stanza di bottoni della politica palermitana a loro vicina. Siamo ancora in clima pasquale, e il lavarsi le mani come un noto  personaggio biblico è sempre attuale.

Rispetto ad un tema così cruciale, la sorte dell’ospedale di Sciacca, “bene della città e del territorio”, dalla politica comunale ci si attendeva qualcosa di più all’unisono e senza distinzioni di sorta.

Filippo Cardinale