CORONAVIRUS, IN SICILIA LA CURVA DEI RICOVERI SEMBRA ABBIA SUPERATO LA FASE PIU’ AGRESSIVA. L’ANALISI DELL’ING. NERI
L’ingegnere Bruno Neri, di Sciacca, docente di Elettronica presso Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, ci spiega come leggere i dati pubblicati dalla Protezione Civile. Tra l’altro, l’ingegnere Neri è impegnato in un complesso studio che riguarda gli effetti della meditazione tibetana sulle attività cerebrali con la partecipazione di meditatori in ritiro da diversi anni all’interno dei monasteri tibetani in India. L’ingegnere Neri è stato componente dello staff di tecnici sul disastrpo della nave Concordia per la parte civile.
Lo scorso 31 marzo abbiamo pubblicato un articolo su come leggere i dati della Protezione Civile in merito all’emergenza coronavirus. Un articolo nel quale, con lo studio dei dati, l’ingegnere prevedeva la fase di picco e poi la lenta discesa dei contagiati, indicando anche una data. Data che si è dimostrata esatta.
Oggi, seguitiamo con l’analisi dei dati curata dall’ingegnere Bruno Neri. Giorni fa abbiamo pubblicato anche un prezioso contributo d’analisi da parte dell’ingegnere Cristiano Bilello. Siamo soddisfatti degli apporti dei due ingegneri a beneficio dei nostri lettori.
Filippo Cardinale
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E’ passata una settimana dalla precedente valutazione della situazione e dalla relativa proiezione ed è opportuno, quindi, rifare il punto per verificare se siamo sulla rotta prevista oppure no e, in questo secondo caso, in che direzione stiamo andando. Analizziamo, quindi, come abbiamo già fatto in passato, prima la situazione su tutto il territorio nazionale e poi quella relativa alla Sicilia.
Il primo grafico, in Fig. 1 è quello che mostra il numero dei ricoverati. Conviene continuare a ragionare su questo parametro invece che sul numero dei positivi che, come già detto, dipende dal numero di tamponi analizzati ogni giorno che, nell’ultima settimana, ha avuto variazioni di circa 10.000 campioni al giorno.
Il grafico mostra come la previsione fatta una settimana fa si sia puntualmente verificata. Infatti la curva, dopo essersi quasi appiattita, ha toccato Sabato 4 Aprile il suo punto di massimo (come si vede più chiaramente nell’inserto in basso).
Il secondo grafico è quello che riporta il numero dei pazienti in terapia intensiva. Si osserva come in questo caso il picco sia stato raggiunto il 3 Aprile e la decrescita è più marcata. Come previsto, quindi, il primo giro di boa sembrerebbe essere stato puntualmente raggiunto entro la fine della scorsa settimana e la preoccupazione, forse più angosciante, quella di poterci ammalare e di non potere essere adeguatamente assistiti a causa del collasso delle strutture sanitarie, grazie alle misure adottate dal Governo, sembra ormai superata.
Un po’ al di sotto delle aspettative rimane, invece, l’andamento della curva dei positivi che non ha ancora imbroccato la fase decrescente (ma può trattarsi dell’effetto dell’aumentato numero di tamponi) e la resistenza della curva dei ricoveri che, sebbene abbia timidamente iniziato a calare, non mostra l’andamento deciso che ci si poteva attendere. E’ opportuno, allora, cercare di comprendere le cause di questo fenomeno.
A questo fine è utile analizzare il grafico in Fig. 3, nel quale ancora una volta emerge con chiarezza la differenza tra incremento dei positivi (1941 il 6 Aprile) che i media continuano erroneamente a definire “nuovi contagi” e i ”veri” nuovi contagi che sono molti di più (3599 il 6 Aprile). La curva grigia, infine, rappresenta il numero dei ricoveri giorno per giorno e segue un andamento abbastanza indipendente da quello delle prime due che appaiono, invece, strettamente correlate. In estrema sintesi, sebbene il numero di contagi quotidiani, rispetto al suo massimo del 20 marzo si sia quasi dimezzato, esso rimane ancora molto alto a quattro settimane dall’adozione dei primi provvedimenti restrittivi assunti su tutto il territorio nazionale che, invece, avrebbero dovuto generare effetti significativi entro 2 o tre settimane. In definitiva, la diminuzione del numero dei ricoverati è stata pilotata più dall’aumento del numero di pazienti dimessi o, purtroppo, deceduti, che da una decisa diminuzione dei contagi e dei ricoveri. Questo dato di fatto fa temere che i tempi non siano ancora maturi per cominciare a pensare ad un allentamento delle restrizioni su tutto il territorio nazionale e che ci sia da pazientare ancora qualche settimana dopo Pasqua, sebbene con animo più sereno, avendo scongiurato la tragica evenienza di un collasso delle strutture sanitarie.
Cosa succede in Sicilia?
Come già detto la settimana scorsa, a causa dell’ondata di rientri dal Nord che, a partire dal 19 marzo, ha fatto impennare la curva dei ricoveri, la Sicilia è indietro di alcuni giorni rispetto all’andamento nazionale, pilotato dalle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. In questo caso le previsioni sono più difficili, in quanto i numeri sono molto più piccoli e le valutazioni statistiche funzionano meno bene. Sembra, comunque, confermato il fatto che la curva dei ricoveri in Fig. 4 abbia esaurito la sua fase più aggressiva e stia per iniziare una discesa che, anche in questo caso, probabilmente, non sarà brusca ma abbastanza graduale.
Lo stesso dicasi per la curva dei ricoveri in terapia intensiva in Fig. 5, la quale sembrerebbe aver già toccato il suo massimo. Anche nel caso siciliano, dove il timore era probabilmente maggiore a causa di una infrastruttura sanitaria meno robusta che al Nord, l’incubo del collasso sembrerebbe essere superato, anche tenuto conto dell’andamento dei nuovi contagi e ricoveri mostrato in Fig. 6.
Da un confronto tra il grafico di Fig. 6 e quello analogo di Fig. 3 relativo a tutto il territorio nazionale, si evince una differenza significativa: sia i nuovi contagi, che i ricoveri, rispetto al picco di un paio di settimane fa, si sono ridotti molto più rapidamente in Sicilia che su tutto il territorio nazionale.
Questo si spiega bene con l’ipotesi che l’intervento nella fase iniziale in cui l’epidemia procedeva ancora per focolai, piuttosto che in maniera diffusa, sia stato provvidenziale per la Sicilia e altre Regioni del Sud.
Se la tendenza, già abbastanza evidente, si confermerà nella prossima settimana, si potrà cominciare a sperare che i nuovi contagi, che si sono quasi dimezzati nell’ultima settimana (da 95 a 52), possano ridursi in tempi brevi a casi isolati e ben tracciabili.
In questa evenienza, sarebbe auspicabile l’ipotesi di una ripresa delle attività graduale secondo tabelle di marcia diverse a seconda dell’area geografica, dando la precedenza a quelle Regioni che, oltre a non essere state investite in maniera diffusa dall’epidemia, presentano, come la Sicilia e la Sardegna, confini facilmente controllabili. Tutto ciò, ovviamente, se non si allenta adesso la presa e si tiene duro ancora un pò.
Bruno Neri