PENTITO RIVELA: “DOVEVAMO UCCIDERE BAUDO, COSTANZO E SANTORO
«Quando partimmo per Roma, io sono andato con Enzo Sinacori in aereo, Matteo Messina Denaro è partito con Renzo Tinnirello, e Giuseppe Graviano è partito con Fifo De Cristoforo». A raccontare i particolari della cosiddetta «Missione Romana» durante la quale si sarebbe dovuto uccidere, su ordine di Riina, Giovanni Falcone, nei primi mesi del ’92, mentre questi era direttore degli Affari penali del Ministero della giustizia, è il collaboratore di giustizia Francesco Geraci, chiamato a deporre come teste questa mattina all’udienza del processo sulla Strage di Capaci che si celebra in corte d’Assise d’Appello.
«Avevamo compiti differenti – ha continuato Geraci – cercavamo Maurizio Costanzo, Michele Santoro, Pippo Baudo e Giovanni Falcone perché dovevamo ucciderli. Quando uscivamo eravamo a gruppi, ero io con Sinacori, Graviano con Fifo De Cristoforo e Messina Denaro con Tinnirello. La macchina l’abbiamo affittata a nome mio perché ero io che avevo la carta di credito. Per quella trasferta Messina Denaro diede 5 milioni di lire ciascuno. A Roma siamo stati circa 9 giorni».
«Ci dissero che dovevamo uccidere i giornalisti – ha aggiunto Geraci – per allontanare l’attenzione dalla Sicilia e creare dei casini al Centro Italia. Portare l’attenzione sui vecchi brigatisti. Ne parlava Matteo Messina Denaro». Geraci ha ricostruito nel corso dell’udienza alcuni particolari del progetto di morte. «Si parlava di mettere il tritolo in un bidone dell’immondizia o una macchina vicino al teatro dove si faceva il Maurizio Costanzo Show. Io e Sinacori siamo andati anche a fare un sopralluogo. Di armi – ha aggiunto – a Roma non ne ho viste. Le avevo viste invece a Mazara Del Vallo quando le stavano preparando. C’erano dei kalashnikov che Matteo Messina Denaro e Enzo Sinacori provarono. C’erano delle pistole. Moltissime armi comunque».