MOZIONE DI SFIDUCIA, IL PD NON E’ IMMUNE DA RESPONSABILITA’
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Non occorre attendere dai posteri l’ardua sentenza. La crisi politica, che ha sbrandellato il successo elettorale della coalizione di centrosinistra, non può avere la madre solo in Francesca Valenti. La fuoriuscita dei cusumaniani dalla maggioranza e la rottura dei rapporti, in modo brusco, con il sindaco, sebbene abbia come protagonista il sindaco medesimo, non può assolvere il PD. Come del resto, non saranno i posteri a pronunziare l’ardua sentenza se in due anni e mezzo di sindacatura Valenti abbia traguardato ogni guinness nel cambio di assessori sotto ogni modo. Ben 15. E nel primato delle sostituzioni vi rientra anche quello dell’azzeramento, mai avvenuto nella storia politica saccense. Senza dimenticare la fuoriuscita di Carmela Santangelo, prima eletta nella lista del sindaco, alla quale si aggiunge la fuoriuscita dalla maggioranza di Cinzia Deliberto.
E per non dimenticare nessuno, il contesto di cui sopra ha portato alla indipendenza del consigliere comunale Paolo Mandracchia, assessore poi azzerato.
Da tale contesto, appare abbastanza evidente che un inanellarsi di errori politici non possa avere un unico filo. Sono errori politici che vanno condivisi tra sindaco e PD, tra sindaco e il deputato regionale del PD di riferimento, il saccense Michele Catanzaro. Un duo che ha immaginato, con soli tre consigliere, di avere il monopolio delle scelte tanto da trasformare la connotazione civica della coalizione in un monocolore PD e spingere in un sottoscala la lista Sciacca Democratica che ha apportato il maggior consenso elettorale. Un duo che, con tre consiglieri comunali, ha il sindaco, il presidente del Consiglio comunale, 4 assessori. Un duo che ha ridotto la maggioranza da 14 consiglieri comunali a 8, cifra che non permette al sindaco di avere una maggioranza a cui far approvare i punti del suo programma elettorale.
Vi è stata una manovra di approdo al PD del sindaco che è culminata con la sua adesione al partito e mettersi sotto le ali del deputato saccense, cancellando con un colpo di spugna la connotazione civica.
Oggi, Francesca Valenti governa in minoranza e con un monocolore rosso. L’unica anima centrista rimasta è quella di Alberto Sabella che si sentirà un pesce fuori dall’acqua e che certo non ha il profilo del compagno.
La mozione di sfiducia è un atto politico non solo contro il sindaco ma contro il PD, nello specifico nei confronti del deputato saccense. A lui viene imputata la colpa di non essere riuscito a tenere fermo il timone della nave e di essere stato silenzioso, spettatore, su tutta la vicenda e che contagiato anche il partito. Del resto, non sono poche le lamentele che da esso si alzano. Il deputato è anche segretario cittadino del PD, il cui direttivo non si riunisce da un biennio.
Un PD che sembra subire le sorti di un immobilismo e di un aventinismo che viaggiano in parallelo con la responsabilità politica di chi detiene, almeno a Sciacca, le redini del partito.
Il tesseramento recente del PD vede la rimonta dell’ex deputato PD Giovanni Panepinto, sconfitto da una manciata di voti da Michele Catanzaro. Ma il tempo passa, e in un lasso breve capita che i sostenitori di Panepinto si sono rinvigoriti. L’esito del tesseramento vede una netta prevalenza proprio della corrente Panepinto-Scilabra-Giovanna Iacono con una percentuale di tessere in provincia vicina al 60%. A Sciacca, l’armata rossa guidata da Catanzaro si è fermata a 226 tessere. Pochino per chi ha il potere delle istituzioni. Pochino se si pensa che proprio Catanzaro vantava un gruppo di giovani “invincibili”, capace, di volta in volta, di far vincere alle elezioni comunali ora il centrodestra, ora il centrosinistra. Anche questo è stato spazzato via. Di quel gruppo, niente è rimasto.
La mozione di sfiducia non può che non riguardare tale contesto. Un contesto che, sinceramente, non può essere alimentato per altri due anni e mezzo. Alle molteplici promesse del sindaco di un cambio di passo, sollecitato all’inverosimile anche da Simone Di Paola, la realtà è quella di un immobilismo. Se un passo è stato cambiato, quello è andato in direzione di una erosione della coalizione che è al palo.
Filippo Cardinale