PIOGGE E VULNERABILITA’ DI SCIACCA, DIBATTITO IERI A RTM FOCUS

Un interessante dibattito sulla vulnerabilità della nostra città alle piogge torrenziali è stato dibattuto ieri nel corso della puntata di Focus, condotta dal giornalista Giuseppe Recca negli studi di Radio Torre Macauda. Ospiti sono stati Aldo Misuraca, dirigente comunale e responsabile della locale Protezione Civile, Mimmo Rizzuto, geologo, e l’assessore ai servizi a rete Carmelo Brunetto. Una puntata che mette da parte i soliti scontri politici e affronta pragmaticamente le tematiche che riguardano la nostra città, diventata vulnerabile con le calamità atmosferiche.

Comincia il geologo Rizzuto evidenziando come “la vulnerabilità del nostro territorio è lievitata fortemente a causa di una antropizzazione in luoghi dove tutto era necessario tranne la presenza dell’uomo”. Ed è per tale motivo “che oggi devono risolversi problemi causati da errori urbanistici del passato”. Ma rispetto al passato “si verificano anche eventi meteorici che formano le cosiddette bombe d’acqua che fanno venire già nel giro di qualche ora 120 litri di acqua per metro quadrato. La mano dell’uomo, inoltre, ha consentito che un torrente si trasformarsi in fogna per poi diventare una strada”. Il riferimento al torrente Cansalamone è fin troppo evidente.

Per l’architetto Aldo Misuraca assume primaria importanza “la realizzazione di opere pubbliche pensate per evitare le problematiche vissute negli ultimi anni”. Misuraca indica le tre zone più popolate di Sciacca, la Perriera, contrada Isabella e il centro storico”. Tra queste, due sono quelle più a rischio, “la zona del Cansalamone e il torrente Bagni. Zone che nel caso dei livelli di allerta Arancione e Rosso non devono essere frequentate”.

Il responsabile della locale Protezione Civile è tornato sul pericolo numero uno di Sciacca, il Cansalamone. “Quello che si è realizzato rispecchia una visione ingegneristica che non ha tenuto conto del rispetto dell’andamento della natura”. Per Misuraca, “la soluzione al problema va risolta a monte del Cansalamone, in zona Santa Maria e non a valle, alla foce. Un progetto risolutivo è quello che prevede delle vasche di calma ove convogliare il surplus delle acque piovane. Con le vasche di calma si mitiga la forza delle acque, le quali possono essere utilizzate per scopi irrigui”.

Il “pericolo” Cansalamone è stato “visto direttamente” dal presidente della Regione, Nello Musumeci, che a novembre del 2018, dopo il forte nubifragio, è venuto a Sciacca per un sopralluogo con il responsabile regionale della Protezione Civile. Eppure, ancora oggi non c’è un progetto pronto per essere cantierabile.

Per quanto riguarda il centro storico, Misuraca ha sottolineato come la criticità “sia dovuta all’esistenza di una rete fognaria che in certi luoghi risale al dominio arabo”. Misuraca spiega come anni fa il centro storico “era una piccola entità e poteva essere gestita con la rete in uso. Poi è aumentato il numero dei residenti e delle attività rendendo inadeguata la rete fognaria che, tra l’altro, ospita anche il flusso delle acque bianche”.

Ecco un altro punto debole della nostra città. Non esiste una rete nella quale far confluire le acqua bianche e piovane. Il tutto si immette nella rete fognaria che non ha capacità di ospitare quantità notevoli di acque nere e bianche. Ecco perché “scoppiano” i tombini, smotta l’asfalto. Per realizzare una rete idrica e fognaria adeguata alla nostra città servono ingenti finanziamenti. Questi sono temi prioritari, importanti per il futuro della nostra città. Ma spesso la realtà è diversa e la politica sembra impegnata solo per l’effimero e non vede oltre il proprio naso, non ha visione lungimirante.

Tra le notizie positive emerse nel corso dell’interessante dibattito è quella dell’annuncio, da parte dell’architetto Misuraca, di una determina dirigenziale già pronta per intervenire nella rete idrica a San Michele.

L’assessore Brunetto, nel suo intervento, ha spiegato la criticità della via Giovanni XXIII. “L’intervento dello scorso anno sembrava risolutivo. Ma si è scoperto che ancora un tratto di condotta di 10 metri, tra l’inizio della via Giovanni XXIII e il pozzetto ha bisogno di essere sostituito con una tubazione da 90 cm di diametro.  Lavori che saranno messi in cantiere presto. In tal modo si risolve definitivamente la criticità della zona”.

Finalmente dopo tre anni dall’alluvione del novembre 2016, si mette mano al ponticello di contrada Raganella. I lavori, per l’importo di 90.000 euro, inizieranno subito. Ma intanto sono trascorsi tre anni. Del resto, tre anni sono trascorsi dal disastro che ha colpito il torrente Bagni e il torrente Cansalamone. Nel nubifragio morì il saccense Bono, finito con l’auto nell’alveo del torrente Bagni. Il suo corpo non è stato ritrovato.

Il tempo passa, i danni restano, come restano le criticità delle quali abbiamo scritto. E dire che la vulnerabilità del territorio ha il rango delle priorità. Ma la burocrazia ha i tempi lunghi e, nel contempo, la politica sembra adeguarsi agiatamente al suo passo di lumaca.

Filippo Cardinale