DISAVANZO REGIONE, CORTE DEI CONTI: NO A SPALMARLO IN 10 ANNI

Altra tegole per il Governo regionale sul tema della contabilità regionale. La Corte dei conti ha detto no alla proposta avanzata dal Governo regionale di spalmare in dieci anni il proprio disavanzo. Un percorso che sarebbe passato attraverso un nuovo riaccertamento straordinario dei residui. Una “rateizzazione” che i magistrati hanno considerato “inopportuna”. Per i magistrati della Corte dei Conti, si sarebbero scaricati sulle future generazioni gli effetti degli errori compiuti dalla politica in passato.

Il sostanziale no è contenuto all’interno del parere delle Sezioni riunite in sede consultiva della Corte dei conti, un parere reso sulla proposta di decreto legislativo in attuazione dello Statuto proposto dalla Commissione paritetica Stato-Regione. La Regione quindi non è la diretta destinataria, ma è come se lo fosse.

Il testo proposto si occupa di introdurre in Sicilia alcune norme contabili tra cui la possibilità di introdurre delle nuove norme per ripianare il maggiore disavanzo. Proprio su questo tema, però, è arrivato l’altolà dei magistrati contabili: è “inopportuno”.

La scelta per le sezioni riunite della Corte dei conti costituisce “fattispecie per certi aspetti analoga” a un caso su cui si era già espressa negativamente la Corte Costituzionale. Proprio sul tema infatti la Consulta aveva deciso di impedire la possibilità che il disavanzo scoperto dopo il riaccertamento straordinario potesse essere spalmato in un lungo periodo di tempo. Lo scopo è evitare che si registri una violazione dell’equità intergenerazionale e cioè che i figli, o addirittura i nipoti, paghino i debiti dei nonni e dei padri. Le future generazioni, come già detto, non possono pagare le colpe della politica del passato.

Per la Corte dei conti il riaccertamento compiuto nel 2015 non è più ripetibile. E così, non è più possibile spalmare in un lungo periodo il disavanzo emerso successivamente. Ora occorrerà capire se si riuscirà a trovare una nuova e diversa soluzione politica o se senza un intervento di Roma per la Sicilia sarà l’ora di manovre lacrime e sangue.