ACQUA: TENSIONI E…RICATTI NELL’ATI. SI APRONO DUE FRONTI DI GUERRA
Dopo le spumeggianti manifestazioni di giubilo per l’approvazione “all’unanimità” della forma giuridica che deve assumere il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, l’assemblea dei soci ATI dissotterra le asce per fare guerra.
La convocazione dell’Assembela, che era stata programmata ieri, è saltata. E non poteva essere diversamente viste le forti tensioni sorte tra consegnatari e non consegnatari delle reti.
Si è aperto un altro fronte, quello cioè tra gli otto Comuni non consegnatari già esclusi dai benefici dell’articolo 146 del D.lgs 152/2006, e quelli che, invece, secondo una strategia messa a punto dal presidente Francesca Valenti (il sindaco di Santa Margherita Belìce, Comune non consegnatario e “ammesso” è suo fratello) gli altri otto le cui istanze sono state “ammesse” per una ulteriore verifica dei requisiti.
Mentre l’articolo 147 del citato decreto legislativo è chiarissimo e limita a pochissime caratteristiche per fruire della possibilità di gestire in house il servizio, il direttivo dell’ATI aveva sottoposto frettolosamente all’Assemblea dei soci una delibera con cui si concedevano 180 giorni di proproga, una sorta di moratoria, che molti sindaci consegnatari delle reti hanno contestato poiché non sarebbe prevista da normativa a supporto. Insomma, una moratoria alla ricerca dei requisiti che gli otto Comuni “ammessi” non avrebbero ancora. Questi otto Comuni sono Bivona, Burgio, Cianciana, Menfi, Santa Margherita Belice, Bivona, Santo Stefano Quisquina e Alessandria della Rocca.
Ma c’è un altro fronte di guerra. Gli altri otto Comuni che, invece, non sono stati ammessi e, quindi, già esclusi dai benefici dell’articolo 147 della legge Galli: Aragona, Camastra, Cammarata, Joppolo Giancaxio, Lampedusa e Linosa, Palma di Montechiaro, San Biagio Platani, Santa Elisabetta, Sant’Angelo Muxaro. Questi, rispetto alla moratoria che il direttivo ha proposto di approvare, sono agguerriti e vogliono conto e soddisfazione della discrasia praticata. Insomma, perché non dare anche a noi la possibilità temporale di “ricercare” altre caratteristiche per fruire della possibilità di continuare la gestione dell’acqua in proprio?
La guerra in atto, di difficile soluzione, mette in campo armi non convenzionali. Alcuni sindaci non consegnatari avrebbero detto chiaramente che se non si fosse approvato il documento della proroga avrebbero attuato una linea di forte ostruzionismo sottolineando di bocciare lo statuto della “consortile” non appena giunto in Consiglio comunale per l’approvazione.
I sindaci consegnatari insistono sulla loro linea: non voteranno una proposta di moratoria che ritengono illegittima. In attesa della prossima convocazione, l’unanimità del 27 settembre scorso si è infranta inesorabilmente.
Filippo Cardinale