IMPUGNATE LE NORME DELL’ARS CHE RIGUARDANO LA STABILIZZAZIONE DEI PRECARI E QUOTA 100

Altra mazzata per l’Assemblea regionale siciliana che, a distanza di due settimane dalla prima, subisce una nuova impugnativa alle norme approvate. Dalle stabilizzazioni dei precari nelle pubbliche amministrazioni, alla “quota 100” per i regionali. Norme contestate dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

Sono due, in particolare, i disegni di legge impugnati. Si tratta di due dei collegati alla Finanziaria, esaminati e approvati da Sala d’Ercole in agosto.

STOPPATE LE STABILIZZAZIONI DEI PRECARI. Il primo stop riguarda le norme “in materia di autonomie locali”.  Sono stoppate, le stabilizzazioni di precari, soprattutto Lsu, in enti locali e pubblica amministrazione. Per Palazzo Chigi non possono essere assunti perché non hanno mai superato un concorso pubblico.

“La legge della Regione Sicilia – si legge nell’impugnativa – estende il requisito che prevede ai fini della stabilizzazione del personale precario la condizione che sia stato reclutato con procedure concorsuali, al reclutamento previsto con le procedure disposte da leggi emanate dalla Regione Sicilia nell’arco temporale 1995/2009 e che attengono, in larga misura, alle procedure di inserimento lavorativo dei soggetti partecipanti ai progetti di utilità sociale, all’utilizzazione di lavoratori di aziende in crisi in progetti di pubblica utilità”. Insomma, lavoratori inseriti via via con contratti a tempo determinato che non hanno, secondo il governo centrale, il diritto alla stabilizzazione. Ma c’è un secondo motivo di “illegittimità”, secondo Palazzo Chigi, cioè la l’illegittimità della scelta normativa regionale deriva direttamente e immediatamente dallo “”sconfinamento” delle potestà legislative regionali rispetto a quanto previsto dalla norma statale di principio, senza che, nella valutazione, vengano implicati profili di intrinseca compatibilità, o incompatibilità, di quella scelta con la correlativa disciplina di programmazione finanziaria”.

QUOTA 100 PER I REGIONALI. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha cassato anche la norma che estende ai regionali la “Quota 100”. “Giova precisare – scrive il governo – che i dipendenti della Regione Sicilia, la cui gestione previdenziale è affidata al Fondo pensioni Sicilia, sarebbero esclusi dal campo di applicazione delle disposizioni del suddetto decreto in assenza della norma regionale in esame. Il comma 2 – prosegue – introduce un’ampia deroga generale al regime ordinario dei requisiti di accesso al pensionamento’ con maggiori oneri previdenziali per la finanza pubblica in termini di maggiore spesa pensionistica e per trattamenti di fine servizio, totalmente asistematica e suscettibile di determinare richieste emulative comportanti ulteriori e rilevanti oneri per la finanza pubblica”.